Cultura e spettacolo

È la storia di una dodicenne, la Dalva del titolo, che si sente una donna, non una bambina: è quanto ripete agli assistenti sociali dopo l’arresto del padre, di cui si dichiara innamorata malgrado l’uomo abbia a lungo abusato di lei
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GENOVA - Come ogni giovedì, spazio alle novità cinematografiche di questo fine settimana: oggi due opere prime di registe donne entrambe in programmazione al Corallo. Partiamo da ‘L’amore secondo Dalva’ della belga Emmanuelle Nicot. Con due premi a Cannes alla ‘Semaine de la Critique’ è stato considerato uno degli esordi più importanti degli ultimi anni.

È la storia di una dodicenne, la Dalva del titolo, che si sente una donna, non una bambina: è quanto ripete agli assistenti sociali dopo l’arresto del padre,di cui si dichiara innamorata malgrado l’uomo abbia a lungo abusato di lei. Scopriamo che non è mai andata a scuola, che è cresciuta senza la presenza della madre e senza riferimenti con il mondo esterno. Per far fronte a questa situazione si è rifugiata in una negazione estremamente potente, raccontando a se stessa che lei e suo padre vivono una storia d’amore che nessuno può capire. Sarà grazie a una casa famiglia e all’amicizia di una coetanea che lentamente imparerà a guardare il mondo da una prospettiva diversa e a riappropriarsi della propria infanzia. Una materia incandescente affrontata con originalità e empatia, raccontando un percorso di formazione difficile ma a suo modo appassionante.

Il secondo film arriva dal Giappone, si intitola ‘Plan 75’ ed è diretto da Chie Hayakawa. Nel paese orientale, in un prossimo futuro, un programma governativo mira ad arginare quella che ormai è diventata un’emergenza nazionale: l’invecchiamento della popolazione. Da un lato ci sono i costi pubblici del welfare, dall’altro la possibilità per gli anziani di ricorrere all’eutanasia di Stato in cambio di supporto logistico e finanziario. Vivere o morire non è un dilemma etico: è una questione di burocrazia. Basta aver compiuto 75 anni. Seguendo soprattutto le vicende di Michi, un’anziana che cerca solo di tirare avanti; Hiromu, un venditore del programma e Maria, una giovane infermiera filippina, la regista dipinge con grazia e naturalezza un dramma sociale dove convergono distopia e realismo, indagine morale e riflessione civile. La rappresentazione di un mondo senza empatia, tra solitudine e crudeltà sociale. Un film di grande acutezza che evita con attenzione il sentimentalismo.