Cronaca

Un giorno dopo la violenza choc viaggio nel buio e il degrado dei giardini di Brignole
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GENOVA - "Sì, ho saputo di quel ragazzo violentato, chi è stato? Chiedi a loro..." dice indicando un gruppo di adolescenti accampato su una panchina. 

Ore venti di ieri sera, 29 novembre, ventiquattro ore dopo la violenza sessuale a un diciottenne i giardini della stazione Brignole sembrano un posto squallido come un altro.

L'unico che parla è un clochard dell'est dall'aria stracciata e l'età indefinibile, non giovane, "io bulgaro", dice mentre su una panchina gelata scarta una cena nella stagnola avuta da chissà chi. Dopo anche lui si trincera dietro un silenzio assoluto e al cronista che insiste per sapere di più fa segno di essere muto con tanto di dito a indicare che le sue labbra ormai sono cucite.

Le due grandi piazze circolari con le fontane disattivate da anni ai lati di viale Caviglia, angolo di Genova nell'abbandono, dove troneggia come un intruso la gigantesca ruota panoramica, sono illuminate da lampioni dalla luce fioca. È buio, ma qualche sagoma si nuove sulle panchine. Rari passanti.

Sulla panchina indicata dal clochard ci sono ragazzi magrebini, età apparente diciott'anni, come il ragazzo che ha raccontato di essere stato violentato, poca voglia di parlare. Negano tutto, "ragazzo aggredito? Non sappiamo niente", negano pure troppo. Si lanciano qualche sguardo, sembrano tranquilli, sembrano non sapere niente. Ma fanno capire al cronista che è meglio stare alla larga.

Nell'altra piazza rotonda ci sono altri tre ragazzi in piedi che fumano uno spinello, uno magrebino ma nato a Genova, gli altri genovesi e suoi tifosi, "lui può sfondare nel calcio" garantiscono. "Il ragazzo violentato? Non ne sappiamo niente, la notizia l'abbiamo letta sui social, noi veniamo qui ogni tanto, da Marassi, non abbiamo visto o sentito niente".

Non sanno fornire particolari utili neanche i fattorini del Delivery seduti sulle panchine con i loro valigioni chinati sulle app aspettano ordini dal Mc Donald's
"Non ci addentriamo mai nei giardini".

Altri due clochard sono accomodati a consumare la cena appena ricevuta da una delle associazioni che consegna i pasti ai senza fissa dimora davanti alla stazione Brignole.

Uno è straniero, sudamericano, gonfio di alcol, mangia infastidito dalla presenza del cronista e non alza mai lo sguardo.


L'altro, italiano, dice di chiamarsi Daniele, e di essere finito in mezzo a una strada a causa delle sue doti di veggente che non sapeva di avere "ho previsto l'attentato alla maratona di Chicago e pure il crollo della Torre Piloti e di ponte Morandi", storie da marciapiede: "Sono stato torturato dai servizi segreti perché pensavo che fossi coinvolto", garantisce esagerando, "per questo ora la procura ora mi deve risarcire".

Più in là altre sagome nel buio: sono due ragazze, italiane, che si avvicinano al gruppo di magrebini, da cui vengono quasi risucchiate, poi il niente, illuminato dalla luce della grande ruota, accesa e triste, immobile.

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