Immagine realizzata con l'aiLa percuoteva con la cinghia dei pantoloni, insultandola ogni giorno, fino a quando la donna finita all'ospedale non ha potuto più nascondersi davanti a medici e infermieri. La vicenda è emersa lo scorso aprile per la sua brutalità: un uomo di 52 anni, originario del Bangladesh, è accusato di aver sottoposto la moglie a ripetute violenze fisiche e psicologiche, culminate in una denuncia per le violenze.
Le violenze quotidiane
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l’uomo avrebbe preso a cinghiate la donna, insultandola quotidianamente con epiteti umilianti e minacce. Le violenze, avvenute in un contesto domestico già di per sé oppressivo, si sarebbero aggravate dalla presenza dei figli piccoli della coppia, costretti ad assistere agli abusi. Questo elemento ha ulteriormente peggiorato la posizione dell’indagato, accusato di lesioni personali aggravate sia per l’uso di un oggetto come arma sia per aver agito davanti ai minori.Lo stigma sociale
La donna, originaria dello stesso Paese del marito, ha vissuto per anni in un clima di terrore, intrappolata non solo dalla violenza fisica, ma anche da una cultura che, nel suo Paese d’origine, spesso scoraggia le donne dal lasciare i mariti, anche in situazioni di estrema gravità. Tuttavia, il ricovero in ospedale, dove sono stati riscontrati traumi e lesioni compatibili con le percosse, ha segnato un punto di svolta: il personale medico, insieme a un’équipe di supporto psicologico, ha accompagnato la donna nel percorso di denuncia, aiutandola a superare il timore dello stigma sociale.
Le indagini, condotte con celerità dalle autorità, si sono concluse nei giorni scorsi. Il pubblico ministero Francesco Cadorna Albini, incaricato del caso, sta valutando se richiedere il rinvio a giudizio.
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