
"Ho depositato il ricorso in Cassazione contro la recente assoluzione del dott. Paolo Oneda. Lo faccio, ancora una volta, senza il sostegno della Procura Generale, che ci lascia soli di fronte a una vicenda tanto grave quanto dolorosa. Continuerò a lottare per la verità". È la scelta di Rita Repetto, sorella di Roberta, morta nel 2020 a 40 anni per un tumore dopo l'asportazione di un neo sul tavolo della cucina del centro olistico Anidra, nell'entroterra di Genova.
Cronologia processuale:
Primo grado (2022): Paolo Bendinelli, fondatore del centro Anidra, e Paolo Oneda, medico bresciano che eseguì l’intervento, furono condannati a 3 anni e 4 mesi ciascuno per omicidio colposo, con rito abbreviato. La psicologa Paola Dora fu assolta. Il giudice ritenne che i due imputati avessero sottovalutato i rischi, omettendo esami istologici e cure adeguate post-intervento, ma escluse il dolo e altre accuse come maltrattamenti, violenza sessuale e circonvenzione di incapace. La famiglia Repetto si costituì parte civile, ottenendo una provvisionale di 20.000 euro ciascuno.
Appello (febbraio 2024): La Corte d’Appello di Genova assolse Bendinelli “perché il fatto non sussiste”, stabilendo che non avesse una posizione di garanzia per intervenire a tutela della salute di Roberta e che non ci fosse prova di manipolazione mentale. Oneda fu condannato a 1 anno e 4 mesi per omicidio colposo, con pena sospesa, per non aver adeguatamente informato Roberta sui rischi dell’intervento e sull’importanza dell’esame istologico. I giudici sottolinearono che Roberta, adulta e capace, scelse autonomamente un approccio naturista, rifiutando trattamenti medici tradizionali. La Procura aveva richiesto condanne più severe (16 anni per Bendinelli, 14 per Oneda), ma la sentenza fu contestata dalla famiglia Repetto.
Cassazione (novembre 2024): La Corte di Cassazione confermò l’assoluzione di Bendinelli, respingendo il ricorso della famiglia Repetto, che aveva effetti solo sul piano civile (risarcimento). Per Oneda, la sentenza di condanna fu annullata con rinvio a un nuovo processo d’appello a Genova, per rivalutare il rapporto causa-decesso e i profili di colpa. Rita Repetto espresse profondo sconcerto, definendo la decisione una “vergogna” e sottolineando il mancato riconoscimento della manipolazione mentale subita dalla sorella.
Nuovo processo d’appello (aprile 2025): La Corte d’Assise d’Appello di Milano assolse Oneda “perché il fatto non sussiste”, sostenendo che non vi fosse una relazione terapeutica continuativa tra il medico e Roberta dopo l’intervento e che il rifiuto di Roberta a sottoporsi a cure tradizionali fosse una scelta autonoma, anche se “dissenso disinformato”. Rita Repetto definì la sentenza un’ulteriore ingiustizia, accusando i giudici di colpevolizzare la sorella.
Arriviamo all'oggi con il ricorso in Cassazione (luglio 2025): La famiglia Repetto, tramite Rita, ha depositato un nuovo ricorso in Cassazione contro l’assoluzione di Oneda, senza il sostegno della Procura Generale, continuando a lottare per ottenere giustizia e verità per Roberta.
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IL COMMENTO
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