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2 minuti e 14 secondi di lettura
di Mario Paternostro

Vi è mai capitato di restare incastrati con l’auto nel silos di Piccapietra? Cioè, la vostra auto parcheggiata viene “imprigionata” da un’altra auto posteggiata a fianco, ma in modo troppo vicino, tale da impedirvi di rientrare. Non c’è niente da fare. Aprite la portiera anteriore per quello che vi è possibile e tentate di passare e entrare. Ci provate usando ogni stratagemma possibile. Il primo e più naturale: trattenere il respiro in modo da ridurre al massimo il volume della vostra pancia. Niente da fare: il corpo seppure assottigliato non passa.

Non è colpa della buridda che avete appena mangiato, né dello Spritz. No. Non avete alcuna responsabilità alimentare.
Il fatto è che gli spazi di sosta di questo insostituibile autosilos nel cuore di Genova, realizzato tra il 1967 e il 1969, sono troppo stretti. La lunghezza va ancora bene, ma la larghezza anzi, la “strettezza” è inesorabile, non sta più alla pari con i tempi e con le dimensione delle autovetture.
Ci stavano una “Cinquecento” di allora, magari un’ “Appia”, probabilmente anche una “125”. Oggi potete parcheggiare una “Panda”, ma dovete in ogni caso pregare che colui che posteggerà al vostro fianco non guidi una “Audi5” o, aiuto, un Suv. In questo caso finirete come il turista di Zurigo che poche sere fa non sapeva più che cosa fare. Era stato imprigionato da un’auto che aveva lasciato pochi centimetri di spazio con la macchina elvetica. Idem dall’altro lato. Impossibile entrare dalle porte posteriori. La fortuna del signore di Zurigo è che dopo un quarto d’ora di ansie è arrivato il proprietario della vettura infernale che, sia chiaro, non aveva molte colpe perché era perfettamente all’interno dello spazio a lui riservato.

Le auto sono paurosamente “ingrassate” e gli spazi dei posti sono minimi. Andrebbero ridisegnati tutti, allargati almeno di una trentina di centimetri.
Genova è una città difficile, stretta da tutte le parti.
Provate a percorrere via Carcassi. Sfiorerete auto e moto parcheggiate sotto il muraglione dell’Acquasola.
E come via Carcassi ce ne sono decine di altre. Alcuni mesi fa un’ enorme corriera granturismo aveva avuto l’ardire di risalire via Gropallo da Brignole per trovarsi rapidamente incastrata e addirittura impossibilitata a fare retromarcia. O un furgone “grassissimo” chiuso nella camicia di forza dell’arco stretto di via San Bartolomeo degli Armeni.
Allargare Genova non è un’impresa facile. Ricordo quando alcuni decenni fa si ipotizzò di fare “diradamenti” nel centro storico. Scoppiò (giustamente) una rivolta! Ma, almeno, tentare di offrire qualche centimetro in più nel park più strategico (anche per i commercianti) di Genova, sì.

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