Gli agenti della Polizia di Stato del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Ventimiglia con il supporto degli operatori della Direzione Centrale della Polizia Criminale – Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, hanno identificato il camionista che il 15 luglio scorso, nell’autoporto della città di frontiera, era stato ripreso in video mentre colpiva con una cinghia alcune migranti sorprese all’interno del vano di carico del suo autoarticolato in sosta.
I dati anagrafici completi dell’autore dello spregevole gesto, insieme all’esito di tutti gli accertamenti compiuti per tramite dell’Interpol e dell’analisi delle immagini video acquisite, sono già stati consegnati alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Imperia.
Confermata l’indiscrezione delle prime ore sulla nazionalità bulgara del camionista.
Sono in corso di valutazione le sue specifiche responsabilità penali e le relative condizioni di procedibilità.
Nel corso delle indagini si è appreso che erano state le stesse migranti ad attirare l’attenzione del conducente, poiché esauste dopo avere trascorso tutta la notte all’interno del rimorchio in attesa della partenza.
È stato verificato inoltre che l’uomo, 57 anni, era in procinto di partire, ma non era diretto in Francia bensì in Bulgaria, per il viaggio di ritorno, dopo essere già stato in Spagna.
Dagli accertamenti svolti all’estero dal Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia risulterebbe essersi già licenziato dall’azienda bulgara di cui era dipendente al momento del fatto.
L’azione info-investigativa della Polizia di Stato si è complicata e prolungata con attività svolte anche all’estero, comunque conclusasi con esito positivo. E’ stata decisiva, al fine dell’identificazione del camionista, l’attività svolta dagli investigatori del Commissariato di P.S. di Ventimiglia che, malgrado il video postato su i social non mettesse a fuoco la targa, sono riusciti con tecniche investigative innovative, a decifrarla.
Ad essere colpite erano state undici giovani donne, due delle quali in stato di gravidanza, che, erano poi rifugiate nel Punto di Accoglienza Diffusa ubicato nei pressi della sede Caritas, dove avevano raccontato quanto subito a un mediatore culturale.
IL COMMENTO
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