Cronaca

1 minuto e 6 secondi di lettura

GENOVA - "L'eventuale invio di una pattuglia non avrebbe potuto impedire l'evento posto che, per la tipologia del reato, gli operanti, a parte il caso di intervento mentre erano in corso le minacce, non avrebbero potuto ricercare  Scagni, non avrebbero potuto accedere alla sua abitazione, non avrebbero potuto arrestarlo". È quanto scrive la giudice Carla Pastorini nel provvedimento di archiviazione dell'inchiesta bis sulle presunte omissioni di polizia e dottoressa della Salute mentale prima dell'omicidio di Alice Scagni a Genova.

Per quanto riguarda il medico il giudice è stato più critico. "La dottoressa non è rimasta inerte, rifiutando di compiere un atto del suo ufficio, ma ha provveduto in maniera non corretta. La stessa sicuramente non voleva negare un intervento dovuto, ma ha agito con imperizia e negligenza".

In pratica quello avvenuto la sera del Primo maggio era "un delitto imprevedibile", le chiamate dei giorni precedenti "arrivavano da numeri tutti diversi". Si trattava di minacce aggravate che "non prevedono neppure l'arresto né alcun obbligo di inviare una volante per raccogliere una querela a domicilio". Non c'erano "le condizioni che portassero a valutare che il richiedente si trovasse in una tale situazione di pericolo che gli impedisse di uscire di casa e che fosse necessaria una sua immediata tutela. Quanto, poi, avvenuto che ha dimostrato la gravità del pericolo in corso, non può basare la valutazione in esame".