Cronaca

Paradosso provocato dai tanti imputati che per accorciare i tempi avevano hanno rinunciato a propri testimoni. Confermata per inizio aprile la cruciale fase tecnica sulle cause del crollo
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GENOVA - Il paradosso che a furia di razionalizzare ogni fase per accorciare i tempi il processo per il crollo del Morandi adesso rischia di rallentare per non arrivare troppo presto alla prima tappa di fine marzo, quando finirà l'esame dei testi delle difese e inizierà la cruciale fase tecnica che vedrà confrontarsi periti dei giudici e consulenti delle parti sulle cause della tragedia e le eventuali responsabilità, di fatto il nocciolo del processo.

Nell'udienza odierna, l'unica della settimana, alcuni testi a difesa di Michele Donferri Mitelli, hanno più o meno definito il burbero imputato di Autostrade "quasi maleducato, ma efficiente". Niente di nuovo.

Il presidente del collegio giudicante Paolo Lepri ha iniziato poi a tessere la tela confrontandosi con illegali dei 58 imputati per verificare se i testi previsti per le prossime udienze saranno confermati o revocati. Un lavoro certosino non facile dopo le tante rinunce, molte delle quali invocate alla fine dello scorso anno dallo stesso Lepri e auspicato dal comitato vittime del Morandi per sfoltire l'infinita lista iniziale dei testimoni.
Testi a difesa che fra l'altro sino ad ora non sono sembrati portare novità sostanziali alla ricostruzione dei fatti.

Fra i prossimi testimoni anche nomi noti, come Danilo Toninelli, l'ex ministro del Movimento 5 Stelle in carica il giorno del crollo, confermato in aula il 13 marzo. Nello stesso giorno ci sarà anche Giacomo Raul Giampedrone, assessore alla Protezione Civile della regione Liguria,  chiamato a difendere Mauro Coletta, ai vertici della vigilanza sulle concessioni autostradali per 17 anni e mezzo, prima sotto Anas e poi come Direttore centrale per la vigilanza sulle concessioni autostradali del Mit.

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