GENOVA -Giovanni Proietti, uno dei 58 imputati per il crollo del Morandi, l'ha già detto ai pm quando era stato interrogato subito dopo la tragedia che non spettava a lui verificare il progetto di retrofitting che avrebbe messo in sicurezza le pila 9 (che ha provocato il crollo) e la 10.
Appare scontato che ribadirà il concetto anche oggi quando, dopo le 10, comparirà davanti ai tre giudici Lepri, Baldini e Polidori alla riprese dal processo dopo la settima di stop per il Salone Nautico,
Proietti era il dirigente della divisione 4, l'Area Vigilanza concessionari del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, a detta dell'accusa però avrebbe validato il progetto per sistemare la pila 9 senza fare delle verifiche tecniche ma con un copia incolla selettivo per "ammorbidire" il degrado e non creare problemi a nessuno.
Per i pm il suo ragionamento è stato, "non tocca a me interessarmi di queste cose, le hanno già verificate Autostrade per l'Italia e il Comitato Tecnico Amministrativo, io non c'entro. Meglio omettere, quindi, questo particolare, che potrebbe creare problemi e suscitare domande scomode, io potrei anche non averlo letto....".
Il progetto di retrofitting era pervenuto al Ministero in data 6.11.2017 ed era stato trasmesso per competenza, dal Direttore Generale Vigilanza Concessioni Autostradali Vincenzo Cinelli, al
responsabile della Divisione 4, appunto Proietti, che in questa fase - per i pm - si era limitato a constatare che il progetto riguardava lavori di importo inferiore ai 50 milioni di euro e a trasmetterlo quindi al Provveditorato territorialmente competente, affinché provvedesse alla
convocazione del Comitato Tecnico Amministrativo, che doveva ad esprimere il parere tecnico sul progetto.
Avrebbe, Proietti, per i pm, invece dovuto svolgere una serie di attività di sua competenza: verificare la definizione degli standard tecnici progettuali per la redazione dei progetti; partecipare a conferenze di servizi relative a opere assentite in concessione; esprimere una tecnica dei progetti di investimento inseriti nei piani economici finanziari allegati alle convenzioni vigenti; verificare il rispetto dei parametri tecnici progettuali previsti dalle norme e dagli atti Convenzionali; rilasciare provvedimenti di approvazione tecnico-amministrativo dei progetti di investimento; rilasciare provvedimenti di autorizzazione alle procedure espropriative, rilasciare provvedimenti di dichiarazione di pubblica utilità.
Prima di Proietti hanno scaricato le proprie responsabilità anche "super vigilanti" del Mit: Vincenzo Cinelli che è stato dirigente dal 2017 al giorno del crollo, che ha detto "toccava agli ispettori sul territorio del Uite la verifica del Morandi", e pure Mauro Coletta, dirigente della vigilanza Mit (e prima ancora quando era Anas) per 16 anni e mezzo, "io emanavo circolari, non spettava a me controllare o verificare venissero applicate da Aspi".
Il terzo dirigente ascoltato in aula, Michele Franzese, ha detto che non sapeva che il Morandi fosse ammalorato, nè delle interrogazioni sul degrado del ponte del senatore Rossi, ignorava anche che nella relazione del professor Brencich, consulente del Cta, ci fosse scritto degrado impressionante, "avessi saputo sarei saltato su una sedia e avrei telefonato a tutti".
Insomma dai tre dirigenti Mit romani un copione uguale, una corsa a scaricare le responsabilità sui vertici e tecnici del ministero in Liguria, "le verifiche toccavano alle Uite, le unità ispettive territoriali che effettuavano controlli periodici sulle strutture".
Uite che si è scoperto poi invece di verifiche ne facevano pochine, ed infatti l'ispettore del primo tronco di Genova Carmine Testa è fra gli imputati, al contrario di Placido Migliorino, l'ispettore Uite perfetto, peccato lavorasse nel tronco di Roma e a Genova non a caso è stato inviato solo dopo la tragedia per una supervisione della rete ligure infatti poi paralizzata da una raffica di cantieri mai aperti prima e ora non più rinviabili.
Dopo Proietti, fra domani e mercoledì per capire come mai il progetto del retrofitting non sia stato realizzato prima e perchè quando è stato appurato che le pile del ponte erano degradate "in modo impressionante" non sia stato subito chiuso al traffico, saranno interrogati altri due imputati, che come Proietti, fanno parte del gruppo dei "conoscitori del progetto di retrofitting", coloro che, a vario titolo, ma sempre in relazione all’incarico ricoperto, hanno avuto tra le mani i progetti di rinforzo degli stralli delle pile 9 e 10.
Si tratta del manager Aspi Claudio Bandini e del genovese Antonio Brencich, professore universitario chiamato a valutare il progetto per conto del Cta, il Comitato tecnico amministrativo del ministero, e anche fra i membri della commissione aperta dopo il crollo del Morandi sempre dal ministero, da cui però si era dimesso non appena saputo dell’indagine a suo carico.
Processo Morandi, focus su progetto mai realizzato che avrebbe evitato tragedia
Oggi in aula parla un altro imputato, Proietti, dirigente ministeriale, che a detta dell'accusa avrebbe validato il progetto per sistemare la pila 9 poi crollata senza effettuare verifiche ma con un copia incolla selettivo
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