Cronaca

Le dichiarazioni del vice capogruppo di Fratelli d'Italia Alfredo Antoniozzi che ha presentato una proposta di legge di modifica sull'infermità e la seminfermità mentale
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GENOVA -  "Alberto Scagni, che uccise la sorella Alice lo scorso anno a Genova, non era matto", così in una nota Alfredo Antoniozzi vice capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera. Antoniazzi ha presentato la proposta di legge di modifica sull'infermità e la seminfermità mentale.

"Su Scagni è opportuno che la comunità ligure - dice Antoniozzi - ribalti una narrazione inveritiera, che vede presunti colpevoli tra chi non sarebbe intervenuto preventivamente. Non per fare guerre o crociate ma semplicemente per difendere la verità. Scagni ha ucciso per dinamiche estranee ad ogni patologia e per motivi esclusivamente personali dettati da un odio che ha fatto tanto male" precisa il deputato di Fratelli d'Italia.

Era il primo maggio del 2022 quando Alberto Scagni, all'epoca 42 anni uccise la sorella Alice di 35 anni in via Fabrizi all'ora in cui lei andava a portare il cane fuori. Quasi venti fendenti che non hanno lasciato scampo alla donna.

Già a dicembre il discorso dell'infermità o semi infermità mentale di Scagni fu oggetto di discussione tra periti e consulenti. Secondo Elvezio Pirfo, il perito del giudice per le indagini preliminari Paola Faggioni, Alberto è semi infermo ma capace di stare in giudizio. Per il consulente della famiglia è totalmente incapace mentre per quello della procura Giacomo Mongodi è pienamente capace (Leggi qui).

A febbraio si sono chiuse le indagini preliminari con il pubblico ministero Paola Crispo che ha contestato l'omicidio premeditato pluriaggravato e il porto abusivo di armi. Subito dopo l'omicidio era stato aperto un secondo fascicolo sulle presunte omissioni e sottovalutazioni degli allarmi lanciati dai familiari (assistiti dall'avvocato Fabio Anselmo): per questo filone sono stati indagati due agenti e una dottoressa. 

Paola Crispo ha contestato l'omicidio premeditato pluriaggravato e il porto abusivo di armi. Scagni, difeso dagli avvocati Elisa Brigandì e Maurizio Mascia, adesso può chiedere di essere interrogato entro 20 giorni prima della richiesta di rinvio a giudizio.

Dopo l'omicidio era stato aperto un secondo fascicolo sulle presunte omissioni e sottovalutazioni degli allarmi lanciati dai familiari (assistiti dall'avvocato Fabio Anselmo). Secondo Pirfo, il perito del giudice per le indagini preliminari, Scagni - sottoposto a perizia psichiatrica - è semi infermo di mente ma capace di stare in giudizio mentre il consulente della procura Giacomo Mongodi lo aveva definito pienamente capace.