Cronaca

Parla il direttore sanitario della struttura di Pra' dove da giugno potrà essere trasferito il killer che ha finito di scontare la pena per l'uccisione dell'ex compagna Antonella Multari. L'ultimo evaso? Scappato "per fare un provino da modello a Milano"
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GENOVA - "Una nuova recinzione che blinda completamente l'area passeggi all'aperto, un vigilantes disarmato professionista della security e fisicamente molto prestante e infine un capillare e sofisticato sistema di videosorveglianza".



Così è stata rafforzata la vigilanza della Rems Villa Caterina, la Residenza per l'Esecuzione delle Misure di Sicurezza situata sulle pendici di Pra' dove dove nei prossimi mesi dovrebbe essere trasferito il killer Luca Delfino che sta per finire di scontare i 16 anni e otto mesi di pena per l'uccisione dell'ex compagna Antonella Multari.

A spiegare come la struttura vive questa vigilia è Paolo Rossi, psichiatra direttore sanitario della Rems, l'uomo di fiducia del direttore scientifico Giovanni Giusto, anche lui psichiatra e in passato membro della consulta della Salute Mentale del Ministero della Sanità.
"Oggi abbiamo venti ospiti fra cui una donna - spiega ancora Rossi -, parte sono stranieri, ci sono persone che hanno commesso reati importanti, altre che sono qui per reati minori, tutti hanno problemi psichiatrici per cui devono essere curati".

Alla Santa Caterina operano a una trentina di operatori, medici e paramedici, tutti professionisti molto preparati e motivati: "Qui non ci si limita alla custodia ma le persone vengono curate, la riprova è la percentuale fra le più alte d'Italia di ospiti che vengono dimessi perchè non più pericoloso" aggiunge il medico con orgoglio.

Il direttore sanitario non nega le tante fughe di ospiti avvenute in passato, come denunciato dagli abitanti della zona, ma garantisce che con le nuove protezioni gli allontanamenti sono diminuiti del 90%: "Da allora c'è stato un solo allontanamento. Un giovane che durante la terapia ha spinto l'infermiera ed è fuggito dalla porta. Il ragazzo poi, come quasi tutti gli altri evasi, è ritornato da solo senza commettere reati, e ha raccontato di essere andato a Milano a fare il modello" spiega Rossi accennando un sorriso di circostanza.

La fuga più clamorosa è stata quella dell'aprile del 2017 dello "Squalo" Pietro Bottino, un noto ultrà genoano deceduto poi in un incidente in moto.

L'unico evaso di cui invece non si sa più nulla è un ragazzo sparito anni fa, "un ladruncolo non pericoloso che probabilmente ha raggiunto i genitori Inghilterra" ipotizza lo psichiatra.

Il direttore sanitario capisce le lamentele degli abitanti della zona per le urla dei pazienti, "ma capita una volta al mese - garantisce - la stessa frequenza dei Tso, i trattamenti sanitari obbligatori". Il medico poi ricorda che i pochi palazzi vicini sono stati costruiti tutti dopo la residenza, come a ribadire che tutti sapevano della convivenza con il Rems.

Per il resto le giornate nella Rems di Pra' sono quasi scandite dagli orari: "Gli ospiti sono in camere singole o doppie, tutte con bagno in camera - racconta Rossi - la mattina sveglia per colazione e terapia a base di farmaci, poi ci sono delle attività di riabilitazione, ceramica, arte, musicoterapia, camminate che, previo consenso del magistrato di sorveglianza, permettono agli ospiti di fare un giro sulle alture del Branega con gli operatori, per i resto molti i momenti di socializzazione all'aperto o all'interno della struttura, la tv? certo la possono vedere, niente cellulari invece e niente pc con collegamenti on line".

Per completare il servizio sulla Rems di Pra' abbiamo provato ad ascoltare anche gli abitanti dei palazzi più vicini, ma sia nelle due moderne villette con giardini su più piani situate subito davanti alla struttura, in via Fedelini, sia che negli edifici un po' meno prestigiosi di via Stassano, posti poco più in basso, dopo due curve, alle 16 di ieri, 13 aprile, sembrava non esserci nessun abitante in casa. O almeno nessuno ha risposto al citofono: ci riproveremo.

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