Cronaca

Dopo la rivelazione del consulente di Possetti e Bellasio i giudici convocato l'ingegnere Pisanelli che negli anni '90 aveva detto che dopo la pila 11 andavano rifatte anche 10 e soprattutto la 9, quella che ha provocato il crollo
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GRAZIE -Grazie al consulente delle parti civili al processo sulla tragedia di Ponte Morandi deporrà un nuovo tecnico che potrebbe contribuire a scoprire le tante omissioni e inchiodare Autostrade per l'Italia per la tragedia del 14 agosto del 2018 in cui hanno perso la vita 43 persone.

Il colpo di scena grazie alla lunga e dettagliata deposizione di Paolo Rugarli, ingegnere delle parti civili Possetti e Bellasio che in aula ha fra l'altro ricordato la figura dell'ingegnere romano Emanuele Codacci Pisanelli, giovane allievo del professor Morandi che da consulente di Autostrade a metà degli anni '90 dopo dopo la messa in sicurezza della pila 11 aveva ribadito la necessità di rinforzare anche gli stralli delle pile 10 e 9.

Ma la sua istanza, allora, quasi trent'anni prima del crollo, sarebbe stato respinta da due dirigenti di Autostrade, Gabriele Camomilla, responsabile della direzione tecnica, e Michele Donferri Mitelli, responsabile delle manutenzioni, oggi due fra imputati eccellenti insieme all'ex amministratore delegato di Aspi Giovanni Castellucci.

I due dirigenti allora avevano liquidato Pisanelli spiegando che i controlli con le prove riflettometriche smentivano questa emergenza. Controlli, quelli svolti con impulsi elettrici, che però nel resto del mondo non sono definiti attendibili per testare la qualità dei cavi di acciaio annegati nel cemento.

Codacci Pisanelli dopo un anno e mezzo aveva ribadito le sue preoccupazioni sulle pile 9 e 10 in uno scambio di mail proprio con il perito delle parti civili Rugarli

Oggi i giudici hanno deciso di annoverare Pisanelli nella lunga lista dei testi dei pm, un colpo di scena e un punto a favore delle parti civili, a riprova della loro vitale importanza nel processo. Il nuovo testimone dovrebbe essere ascoltato entro fine mese.


L'udienza di oggi è stata dedicata all'audizione di un altro testo dei pm, il maresciallo Stefano Figini del nucleo metropolitano della guardia di finanza che ha svolto indagini con intercettazioni ambientali e telefoniche sul disastro.

Il sottufficiale ha descritto nei dettagli come scoprirono i falsi report del controlli sui viadotti svolti da Spea e pagati ad Autostrade, verifiche fra l'altro che non venivano mai realizzati a cadenza trimestrale come prevedevano le circolari ministeriali. "Il Polcevera aveva cassoni in cui si poteva accedere con una passerella, ma quelle presenti non erano idonee. Lì l'ultima ispezione era stata effettuata nel 2009. Sul Pecetti della A26 invece c'erano molti punti dei cavi ammalorati anche se dai relativi report non si evince. Spea e Aspi - ha detto il maresciallo - facevano pressioni per variare l'esito dei report"

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