
Leggo le ultime notizie nazionali sullo stato (penoso per non dire tragico) della sanità pubblica italiana.
A gennaio uno su quattro pronto soccorso italiani avrà meno della metà dei medici necessari, cioè il 26 per cento di questi servizi dì emergenza. A questo dato drammatico aggiungiamo che è altissima la percentuale dei medici ultrasessantenni che prestano servizio proprio nei reparti dell’urgenza, quelli che devono funzionare 24 ore su 24. Massacranti anche per un giovane. E addirittura rischiosi.
In Liguria qualcosa si sta muovendo nella trincea della sanità: il governatore Bucci ha presentato la sua riforma che punta su un accentramento dirigenziale con la creazione di una sola Asl e di conseguenza una drastica riorganizzazione che vuole semplificare la burocrazia. Non meno soldi, ma spesi meglio.
L’opposizione ha presentato la sua controriforma che punta sulla cosiddetta “prossimità territoriale” con tre Asl. Buon segno che l’opposizione abbia un suo progetto contrapposto.
Ora, verificato che la sanità è insieme al lavoro pagato giusto il problema più sentito dai liguri, credo che debba essere aperto a ogni contributo. Bene, quindi, che maggioranza e opposizione si confrontino con medici, infermieri e soprattutto sindaci.
Sarà perché ci avviciniamo al Natale, sarà perché la mia età avanzata spinge verso la bontà, nasce in me una speranza: che chi governa e chi fa l’opposizione democratica e costruttiva puntino a raggiungere uno stesso obbiettivo: realizzare il meglio per i cittadini. Allora che si vedano, si parlino, si spieghino a vicenda senza preconcetti ideologici e insieme trovino un progetto fattibile. Insieme lo realizzino nel più breve tempo possibile perché in queste condizioni non si può andare più avanti. Tutto questo con la consapevolezza che per raggiungere un fine comune bisogna essere disponibili a cambiare qualcosa. Tutti e due
In sintesi, bisogna che la sanità pubblica arrivi a tutti anche a quelli e sono tanti che non hanno più soldi per curarsi.
Per questo è indispensabile che, per esempio a Genava, i tre grandi ospedali San Martino, Galliera, Sampierdarena non abbiamo i pronto soccorso intasati. Occorre, cioè, che ai pronto soccorso arrivino i casi importanti, non, come mi è capitato di vedere in un week end, una signora che aveva mal di denti.
Il filtro è indispensabile e deve essere il più possibile un filtro territoriale. Secondo. Occorre accorciare le liste d’attesa. Come? Più lungo servizio e logicamente più medici e infermieri. Terzo. Frenare le fughe negli ospedali lombardi, piemontesi e toscani alla ricerca delle cosiddette “eccellenze”.
Le “eccellenze” sono storicamente anche negli ospedali della Liguria. Per non fare colpevoli dimenticanze ne ricordo solo alcune del passato: la chirurgia della mano del professor Mantero a Savona, l’ematologia dei professori Marmont e Bacigalupo a Genova, l’ortopedia del professor Pipino, i maestri della chirurgia Battezzati, Spagliardi, Vernetti, Gemma, la cardiochirurgia del professor Spagnolo, l’urologia con Nicolich e Giuliani, la genetica del professor Gennarino Sansone, la neurochirurgia dei professori Tartarini e Severi, l’ostetricia del professor Papadia, il centro grandi ustionati di Sampierdarena, l’oncologia che nell’idea geniale di Leonardo Santi (dimenticato) ha creato l’Ist, la neurologia con Carlo Loeb, l'igienista Pietro Crovari, l’infettivologo Dante Bassetti , per non parlare del Gaslini che è riuscito ad attrarre molti futuri maestri da De Toni , alla Monteverde, alla Massimo.
Anche oggi le “eccellenze” ci sono e sono davvero tante. Vanno sviluppate e fatte conoscere bene.
Tutto questo mi auguro che spinga Regione governata dal centrodestra e Comune di Genova governato dal centrosinistra (e lo stesso avvenga nelle altre provincie) a collaborare senza dannose barriere di schieramento, ma verso un unico bene: la salute.
E questo va fatto con un dialogo serrato tra governatore e sindaci perché alla fine di tutte le cose sono i sindaci quelli più a contatto con la gente, soprattutto nei paesi più piccoli e più disagiati territorialmente.
Ricordo una storiella che mi fu raccontata molti anni fa. Nel dopoguerra Vittorio Pertusio, sindaco democristiano e Gelasio Adamoli ex sindaco e leader storico del partito comunista andarono insieme a Roma per sollecitare finanziamenti per ricostruire il teatro Carlo Felice distrutto dai bombardamenti. Ci andarono insieme, in treno, in cuccetta in uno stesso scompartimento per non sprecare soldi pubblici.
Una storiella che mi è sempre piaciuta e che è una piccola e bella lezione di buona politica.
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leggi tutti i commentiChe bello se Bucci & Salis pensassero insieme alla sanità
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