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GENOVA -Ricordo anni fa che il commissario Carlo Iannotta, il Maradona dei poliziotti allora in servizio al distretto di polizia di piazza Matteotti, uno sbirro vero che ci ha lasciato troppo presto, per avere il polso della città vecchia e della Movida, organizzava ogni venerdì sera un servizio con la sua squadra investigativa (quattro o cinque uomini, tutti rigorosamente in abiti borghesi) facendo le ore piccole a controllare la vita dentro e davanti ai locali, chiacchierando e prendendo una birra con gli avventori, parlando con gli abitanti. Insomma a suo modo Carlo era un politico che faceva rete. Un modo intelligente di avere un reale controllo del territorio.

Iannotta e i suoi sbirri conoscevano ogni barista, tutti i ristoratori, i camerieri, gli addetti alla sicurezza, i guardiani, i tassisti, le prostitute, gli avventori dei locali, gli abitanti e ovviamente gli amministratori di riferimento, il presidente del Municipio, l'assessore alla Sicurezza. 
 
Era instancabile Iannotta, passava le giornate a prendere caffè, con i commercianti e gli abitanti, trascorreva il tempo a fare pubbliche relazioni. Anche con i pregiudicati della zona e persino con i giornalisti. 
 
Era scaltro Carletto, e così quando accadeva qualcosa lui e i suoi sapevano subito da chi andare e a quale porta bussare.

Per l'ex prefetto e ora ministro degli Interni Matteo Piantedosi fautore della sicurezza a colpi di operazioni Alto Impatto invece sembra che sicurezza sia sinonimo di divise: più divise, più sicurezza, anche quando quelle divise in più in realtà non ce l'hai ma fingi di averle.

Una ricetta elementare, quella del ministro, ma fuorviante, illusoria, a maggior ragione se quelle divise si vedono solo per una sera e solo per due ore con tanto di annunciazione del loro arrivo. Come extraterrestri atterrati sulla terra, fra l'altro pure svogliati a giudicare dalle facce delle persone in divisa che abbiamo visto operare venerdì sera nella città vecchia. "E dai ferma quello, non siamo mica ancora in pausa..." ha riferito un agente a un collega senza neppure accorgersi, a proposito di sbirri e non sbirri, che davanti aveva un cronista.

Le due operazioni Alto Impatto volute da Piantedosi e andate in scena negli ultimi due mesi a Genova, all'inizio di novembre a Sampierdarena, venerdì scorso nel centro storico, così sono apparse in inutile esibizione di muscoli di un culturista che invece di allenarsi sudando sodo cerca consensi e trofei imbottendosi di sostanze dopanti.
 
Oltre duecento fra poliziotti, carabinieri, finanzieri e agenti di polizia locale hanno identificato seicento cittadini, il tutto  con un coordinamento da rivedere dato che un tossicodipendente ci ha svelato di essere stato fermato quattro volte. 
 
Alla fine una trentina di persone sono state denunciate per piccoli reati, qualche ragazzino con una "caccola" di fumo segnalato alla prefettura, ma appena sono scoccate le 24, appena le divise di Alto Impatto sono evaporate, tutto nella città vecchia è tornato come prima. Sotto gli occhi del cronista che l'Alto Impatto lo ha seguito passo passo, da piazza delle Erbe a Prè. Appena gli extraterrestri sono tornati su Marte la nostra terra è tornata insicura come prima, anzi, a causa della coperta corta - la carenza negli organici denunciata da sempre dai sindacati - pure di più perché molti agenti costretti agli straordinari notturni per compensare e recuperare non potranno fare i turni di routine. Insomma  Alto Impatto ma minimi risultati ricordando con nostalgia Carletto, il Maradona dei poliziotti che al ministro, prima di fare gol, avrebbe fatto tunnel e pure un irridente pallonetto.

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