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Genova sta per diventare la capitale dei sindaci italiani che proprio qui, nella nostra città, si riuniranno da martedì 24 al 28 ottobre per l’annuale riunione dell’associazione che li raggruppa, l’Anci. E’ uno degli eventi politici più importanti e lo dimostra la presenza a Genova del Capo dello Stato e probabilmente anche della presidente del Consiglio. Toccherà a Renzo Piano l’apertura “culturale” e sarà sicuramente l’indicazione di una linea per la vita delle nostre città nei prossimi anni.

Lo chiamano “il partito dei sindaci” e personalmente credo sia uno dei movimenti più sensibili del nostro Paese, perché i primi cittadini sono coloro che per davvero, senza necessità di “aprire tavoli” o “scendere nei territori”, con i territori parlano tutto i giorni. Il sindaco per questa sua presenza costante in mezzo alla vita quotidiana dei suoi cittadini, è il politico che di più conosce i loro problemi. Perché li vede, con questi deve fare i conti senza intermediazioni. Questo contatto vale sia per i sindaci delle grandi città che per quelli dei paesi più piccoli. Con valutazioni diverse sono tutti davanti ai piccoli e grandi problemi che per un primo cittadino di un paesino di poche anime, diventano spesso questioni enormi. Più delicate che il governo di una grande città.

C’è la frana che blocca la strada, c’è il medico che ha lo studio in un altro paese e così la scuola. Ci sono i servizi ridotti all’osso, la crisi idrica o la difficoltà di molte famiglie a arrivare alla fine del mese, ma sui sindaci grandi e piccoli ricadono le pesanti questioni nazionali: la sanità pubblica tagliata, i migranti che arrivano e vanno sistemati, l’eccesso di burocrazia che non va mai in crisi. Ogni questione finisce sul tavolo del sindaco che, poi, cammina per le strade del suo paese e viene fermato, consultato, criticato in un incessante “processo”.

I sindaci, così, non hanno tempo di fare le gaffe dei ministri per non parlare delle “sparate” demenziali a cui ci ha abituato qualche parlamentare. Loro stanno “a casa” a affrontare i guai nazionali, catapultati in paese, in un costante rapporto con gli elettori.
Per questo la politica nazionale, di maggioranza e di opposizione, dovrebbe avere un assoluto e prioritario metodo di ascolto dei sindaci. Ben più di sindacati o partiti.
Sono convinto che senza avere fatto un’esperienza da sindaco non si dovrebbe accedere alla politica di governo. Sarebbe una ottima scuola e un lasciapassare tranquillizzante per i governati da nord a sud.