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Oggi stiamo vivendo una nuova esplosione turistica, ma anche, stando ai dati, una spinta a scegliere Genova come luogo di lavoro. Dunque quando si può e spuntano le occasioni la città deve adeguarsi
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I grandi progetti su Genova è giusto che ci siano, che siano ragionevolmente perseguiti perché ogni dieci, vent’anni la città ha bisogno di “fare il tagliando”. Sono scelte obbligate per un’amministrazione comunale che non deve stare al rimorchio dei fatti, ma deve possibilmente anticiparli.

Pensando al passato recente è stata strategica la trasformazione del 1992, poi quella nel 2004 quando Genova fu capitale della cultura. Ora si deve guardare a un nuovo traguardo, quando la nostra città sarà finalmente legata a Milano. Non come oggi che, per colpa dei disastri autostradali i milanesi prima di scendere al mare devono mettere a punto le strategie di viaggio. Stessa sorte per i genovesi che lavorano nel capoluogo lombardo. I tre anni di pandemia hanno aggravato questa situazione.

Oggi stiamo vivendo una nuova esplosione turistica, ma anche, stando ai dati, una spinta a scegliere Genova come luogo di lavoro. Dunque quando si può e spuntano le occasioni la città deve adeguarsi.

Milano ha chiuso il centro alle auto. Lo stesso ha fatto Torino.

Qualcosa dovrà accadere anche a Genova. Avete mai percorso via Roma, o piazza Fontane Marose alle 9 di mattina? Sono parcheggi dei furgoni che, poveretti gli autisti, devono scaricare la merce, ma tutta  la città è invasa dai furgoni che hanno rivoluzionato (nei mesi della pandemia ci hanno aiutato!) il commercio. Vantaggi e svantaggi: la comodità per tante persone della spesa o dell’acquisto che arriva a casa, la perdita dannosissima per la vita della città, del negozio sotto casa, della bottega amica. In ogni caso le strade della città ormai sono invase dai furgoni che, essendo governati da una sola persona, si fermano dove possono creando intralci che imbottigliano il traffico.

Ebbene torniamo a Fontane Marose e via Roma. Impercorribili dal traffico normale, con le auto che per andare avanti devono obbligatoriamente invadere le corsie gialle riservate a bus e taxi, unico spazio a disposizione essendo i furgoni fermi a fianco al marciapiede. Stessa storia in altre strade nevralgiche come via Fieschi, via Galata, piazza Colombo, via Assarotti e la Circonvallazione. Le corsie sono due, spesso ristrette dalle auto in sosta tra gli alberi. Passare è un problema.

L’unica soluzione è da un lato la regolamentazione della consegna pacchi e scarico merce, dall’altro una decisa scelta di pedonalizzazioni. Magari non come quella fasulla di via Garibaldi.

Non so come mai ma nella nostra città da decenni quando si parla di pedonalizzare scoppia il finimondo, salvo poi scoprire che, se fatte con intelligenza, le pedonalizzazioni nel centro diventano un volano sicuro per il commercio.

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