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La conseguenza è stata un vertiginoso aumento delle quotazioni dell’usato, che ha spiazzato sia gli utenti finali che i commercianti.
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La conferma dell’assessorato guidato da Matteo Campora su possibili soluzioni allo studio per ridurre l’impatto dell’ordinanza anti inquinamento prossima ad entrare in vigore sa tanto di boccata d’ossigeno per chi – e sono migliaia – sta per trovarsi in serie difficoltà nella vita quotidiana. Attenzione, quella che gli abitanti dei comuni dell’entroterra che confinano con Genova non è una ricerca della solita soluzione “all’italiana”, ma semplicemente una deroga per una norma che con le condizioni attuali, evidenziate da Primocanale la settimana scorsa, impatterebbe in maniera insostenibile sulle vite dei cittadini.

A conti fatti, le auto alimentate a benzina Euro 0-1, ma soprattutto le diesel Euro 0-1-2-3, con le ultime ancora parecchio diffuse, non sembrerebbero essere così poche sul suolo ligure, specialmente fuori dai capoluoghi di provincia. I dati ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) disponibili ad oggi fino a tutto il 2021 sul parco circolante ligure parlano di poco più del 16% delle auto private e di circa il 50% dei veicoli commerciali da bloccare. I numeri del 2022 di prossima diffusione riporteranno certamente valori più bassi, ma non di molto: attualmente si stanno consegnando veicoli ordinati addirittura negli ultimi mesi del 2021, che con il 2022 ha segnato un biennio nero per il mercato automobilistico, in molti casi bloccato da un concatenarsi di cause ben note che ha dato vita ad una tempesta perfetta.

La conseguenza è stata un vertiginoso aumento delle quotazioni dell’usato, che ha spiazzato sia gli utenti finali che i commercianti. Chi oggi si trova con l’obbligo di sostituire l’auto, anche volendo, è in un vicolo cieco. Ordinando un veicolo nuovo, nella maggior parte dei casi, lo si guiderebbe almeno a maggio. Un problema non da poco, perché anche con un contratto di acquisto firmato in mano, come confermato dalla Polizia Locale interpellata sulla vicenda, non sarebbe prevista alcuna deroga per la circolazione fino alla data di consegna.
Con tutta franchezza, non avrebbe molto senso dirottare su un usato proposto sul mercato ad un prezzo che spesso sfiora il doppio della realequotazione; il tutto senza contare che chi oggi possiede ancora un’auto “vecchia” oltre i 10 anni potrebbe essere impossibilitato a sostituirla per chiare ragioni economiche.

Oltre il danno, per i residenti dei comuni confinanti con Genova, la beffa degli incentivi extra, in arrivo solo per chi risiede nel capoluogo e comunque non così sostanziosi per giustificare una spesa enorme come quella per la sostituzione dell’auto, la seconda più importante per le famiglie italiane dopo quella per la casa. Una voce che nel bilancio familiare può pesare molto e che non per tutti è un vezzo od un vizio. Fino a 9000 Euro se si acquista un’auto elettrica. Una cifra significativa, ma un’auto a batterie familiare o multispazio supera di molto la soglia dei 30000 Euro, spesso avvicinandosi ai 40000. Ammesso che poi si trovi una colonnina di ricarica libera ai Piani di Praglia o a Bargagli. Si parla comunque di somme che nell’entroterra ed in alcune periferie oggi bastano per accaparrarsi un piccolo appartamento. Spese che vanno pianificate e programmate nel tempo e che quasi nessuno può permettersi di sostenere dall’oggi al domani.

Già, perché forse il pasticcio più grande di tutta questa vicenda è proprio quello della comunicazione. Nessuno pensa alla malafede, sia ben chiaro; ma comunicare una notizia di questa portata il 30 dicembre, nel pieno delle vacanze natalizie, non è stata una mossa azzeccata ed i pannelli luminosi sulle strade solo da pochi giorni riportano un sintetico “Dal 1 marzo stop diesel Euro 3”. L’approvazione dell’ordinanza è passata in sordina e non tutte le testate hanno dato spazio al fatto, mentre la spensieratezza dei giorni di vacanza ed un minore accesso alla rete fisiologico per il periodo hanno fatto il resto; molti, forse troppi, sono caduti dalle nuvole a quasi un mese dall’annuncio.

Allargare di poco le maglie delle nuove restrizioni potrebbe bastare per dare qualche mese di respiro a chi, per strette necessità lavorative e familiari, non può fare a meno di spostarsi in auto, sia tra i comuni dell’entroterra con i fatidici transiti obbligatori su Genova che verso i caselli autostradali (Genova Est e Bolzaneto su tutti) o le stazioni ferroviarie. Chi risiede in comuni sotto ai 10000 abitanti dovrebbe sottostare, per attraversare pochissimi chilometri, a regole che oggi sono applicate solo dalle amministrazioni oltre tale soglia.

Ci vorranno almeno 6 mesi per far rientrare la situazione dei tempi di consegna delle auto nuove e per far scoppiare la bolla del mercato di seconda mano, ma nessuno auspica un liberi tutti. Per gli abitanti dell’entroterra basterebbero delle deroghe al transito sulle direttrici principali, una vera e propria boccata d’ossigeno per chi rischia di trovarsi in seri problemi. E’ giusto e sacrosanto che ognuno faccia la propria parte per lasciare alle generazioni future un mondo migliore e più pulito, ma va anche sottolineato che ogni azione deve essere compatibile con condizioni di vita quotidiana dignitose e rispettose dei principali diritti di libertà di movimento per raggiungere trasporti pubblici, luoghi di lavoro, scuole, servizi essenziali e parenti.