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GENOVA - Giovanni Toti e Angelo Gratarola non possono saperlo che la loro sfuriata contro il Galliera per i disservizi al Pronto Soccorso, durante le Feste di questo Capodanno pandemico, influenzale e virale, rompe un vecchio muro storico. Non sono genovesi, anche se vivono e operano nella città in posti chiave da tempo.

Non potevano sapere che nessuno nel potere costituito ha mai sfidato l'Ospedale della Duchessa, governato dall'arcivescovo in carica (fino a ieri un super cardinale e oggi il vescovo frate Marco Tasca) e da un consiglio di amministrazione, scelto fior da fiore da Sua Eminenza o da Sua Eccellenza, pescando nella società genovese i più noti professionisti e imprenditori.

La Duchessa, fondatrice benefica, aveva voluto così e per statuto la Chiesa sceglieva e imponeva in una speciale aurea, governando l'ospedale creato da una munificenza speciale.

Per questo nel consiglio del Galliera si sono sempre seduti calibri della misura dei Doria Lamba, dei costruttori ( poi magari contestati, ma oggi revenant, Pongiglione), di Giamba Parodi erede Bombrini e altri grandi leader cittadini, che sfornavano medici e primari di grande fama come Vincenzo Paternostro, Giorgio Migliorini, Giandomenico Sacco, Gianluigi Cazzaniga per fare solo alcuni nomi.

 Oggi la scelta nel consiglio schiera Giuseppe Zampini, ex ad di Ansaldo Energia, Ugo Salerno, presidente del Rina, l'avvocato più che avveduto Ernesto Lavatelli, l'altro avvocato e professore di chiara fama, Piergiorgio Alberti, il superdirigente regionale Luca Parodi.

Tutti intoccabili, non per licenza privilegiata, ma per prestigio riconosciuto.

Sfidarli indirettamente, mettendo sotto processo “la gestione degli ultimi anni del Galliera”, sotto attacco per carenza di personale, scarsi avvicendamenti, disorganizzazione, crocifiggendo il Pronto Soccorso e magari dimenticando le eccellenze che, comunque, quell'ospedale ospita, è una bella novità.

Forse giustificata dal caos del Pronto Soccorso stesso, ma sicuramente inedita.

In realtà il Galliera è oramai un caso globale, con la sua incredibile vicenda del nuovo ospedale, impantanata da un decennio, per il suo effetto domino nel sistema sanitario genovese e ligure.

La sfida di Toti e Gratarola ha rotto un incantesimo o si ferma alla questione emergenziale di questo complicato fine anno?

Lo vedremo presto, sperando di non contare più le ambulanze in coda alla porta di un “monumento” della sanità genovese, ereditato dalla munificenza privata e forse ora al capolinea.

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