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Vent’anni decisivi e rivoluzionari. Hanno cambiato Genova, il disegno della città, il porto, l’industria e la politica. Hanno inciso anche sulla cultura e sull’arte. I grandi cambiamenti nazionali hanno avuto su Genova ricadute importanti che ancora oggi ci condizionano nel bene e nel male. Sto parlando degli anni Ottanta e Novanta del Novecento, quelli che ci hanno portato alla fine del XX secolo e all’inizio del XXI.

Sarà dedicata proprio a questo ventennio la nuova docuserie di Primocanale, che ho scritto e realizzato con la collaborazione della Fondazione Carige e della Fondazione De Ferrari che mi ha fornito molte fonti indispensabili, e che verrà trasmessa a partire dal 15 novembre prossimo.

E’ la quarta rassegna all’interno del contenitore culturale “Terza” che ha mosso i primi passi nel 2019, fortemente voluto dall’editore Maurizio Rossi, e che quest’anno ha continuato a pescare nella memoria con “Il Racconto di Genova” trasmesso in primavera, ma che ancora adesso passa nelle programmazioni di Primocanale e Telecittà, è visibile on demand sul nostro sito nell’Archivio storico e è raccolto anche in un libro edito da De Ferrari.

Ho scelto come titolo “Genova, addio ’900”, perché è davvero un addio a qualche cosa, a molte cose che non ci sono più. Per alcune dico, evviva per fortuna, per altre il rammarico è forte.
La docuserie parte dalla fine degli anni di piombo: l’omicidio dell’operaio comunista Guido Rossa nel 1979 segna una svolta. Dopo un anno il blitz nel covo di via Fracchia degli uomini del generale Dalla Chiesa nel marzo del 1980 con l’annientamento della micidiale colonna genovese delle Br, viene ormai giudicato come la fine del terrorismo. Giusto? Sbagliato? Ci saranno le testimonianze di Sergio Cofferati e dell’allora segretario del Pci, Graziano Mazzarello.

La città cambia vita. La paura che ha dominato nel decennio che si è appena concluso lascia il posto a un rinnovamento urbanistico radicale, cominciato con la seconda giunta rossa Pci-Psi guidata dal socialista Fulvio Cerofolini che dà l’avvio al recupero del centro storico, del Palazzo Ducale e alla ricostruzione del teatro Carlo Felice. Ne parlerà il giornalista Marco Peschiera.

Grazie ai filmati dell’Archivio storico di Primocanale vedremo le immagini del cambiamento della città, i grandi lavori, ascolteremo interviste a personaggi che hanno disegnato questo cambiamento, dagli architetti Gardella, Piano, Spalla, Sibilla, Gambacciani alla rivoluzione geniale nel porto antico di Renzo Piano per le Colombiane del 1992. Lo spiega l’architetto Benedetto Besio.

Con alcune chicche. Per esempio l’intervista al professor Edilio Frassoni, memoria storica della lirica nazionale proprio sul ruolo del Carlo Felice appena restituito alla città, o quella a Duccio Garrone che in una lunga chiacchierata nella tenuta di Grondona alla ricerca dei daini, racconta la sua passione per la caccia, ma anche le sue idee per la salvaguardia della collina e dei boschi liguri e piemontesi e, soprattutto, le sue idee per la città.

Dalla Disneyland nel Ponente a Viva Genova (con una “lezione” flash dello storico Ferdinando Fasce). Poi la privatizzazione del porto in crisi, con l’arrivo di Roberto D’Alessandro intervistato alcuni anni fa da Franco Manzitti in un lungo memoir di quegli anni cruciali, la vicenda rivoluzionaria delle donne di Cornigliano e il ruolo del sindacalista Franco Sartori, quello che coniò la memorabile frase: “Quando c’è un problema l’ imbelinano sempre a Ponente!” E i sindaci che si sono avvicendati dal 1980 alla fine del secolo, da Cerofolini al pentapartito di Cesare Campart, poi Romando Merlo col ritorno a sinistra, Claudio Burlando, il magistrato Adriano Sansa e Beppe Pericu.

Non manca la cultura. Oltre al ritorno dell’opera (dal nostro archivio sono uscite splendide interpretazioni di Pavarotti e di grandi concertisti) la crescita dello Stabile di Chiesa, Repetti e Sciaccaluga, e sul palcoscenico tra i tanti anche Vittorio Gassman, nato tra gli orti di Struppa (vedrete che incanto bucolico!) e trionfante nell’”Ulisse” del 1992 sulla nave disegnata nientemeno che da Renzo Piano.

C’è la scomparsa di Eugenio Montale (con un Gassman indimenticabile che lo interpreta) e il professor Francesco De Nicola che lo racconta, l’affermazione di Edoardo Sanguineti, l’arte di Lele Luzzati, il cinema di Giuliano Montaldo e quello di Paolo Villaggio e c’è nel 1999 l’addio di tutta la città a Fabrizio De André.

Non manca la cronaca nera. Come l’agghiacciante vicenda del serial killer Donato Bilancia, diciassette omicidi in un anno, tra il 1997 e il 1998. Non manca lo sport con le vicende (e alcune peripezie tanto per cambiare) di Genoa e Samp anche se brillerà la figura di Paolo Mantovani.

Il secolo si chiude con molti nodi irrisolti. Per esempio quello che allora chiamavamo il “supertreno” che avrebbe dovuto collegare Genova con Milano in un’ora e che ancora oggi fa parte delle speranze future della città.

Dodici puntate da dodici minuti l’una che hanno una novità rispetto alle precedenti serie di “Terza”: abbiamo coinvolto i millennials. Silvia Isola e Aurora Bottino in una movida estiva hanno sondato i ragazzi su quegli anni. Che cosa ne sanno? Qualcuno ha raccontato loro qualcosa? Beh, ci saranno parecchie sorprese.

La parte tecnica della docufilm di Primocanale Production è stata curata da Lorenzo Vigo con le riprese di Jacopo Guastamacchia.

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