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di Franco Manzitti

Il lavoro dei parlamentari e di chi appartiene al Governo è spesso misconosciuto a Genova che ha difficoltà a scoprire quello che succede a Roma. Ecco che è allora importante sottolineare quanto il ministero delle Infrastrutture, e in particolare Edoardo Rixi, che ne è vice ministro, ha fatto recentemente per il Terzo Valico, opera sempre in bilico, salvandolo dalla tagliola del PNRR che alla sua scadenza avrebbe tagliato fuori i finanziamenti per completare un'opera che di per se soffre infinite difficoltà, spesso raccontate, l'amianto, la fragilità della conformazione geologica più friabile del previsto e infine perfino le bolle micidiali di gas in Val Lemme.


Il Ministero con la regia di Rixi è riuscito a creare d'accordo con Bruxelles il criterio del finanziamento “per parti d'opera”, frutto di un grande vittoria con le autorità europee, contrariamente a quanto previsto in origine (finanziamento dell'intera opera e solo se entra in funzione). Con questo “trucco”, frutto di una mediazione sottile e laboriosa, il compromesso raggiunto consente di mantenere il finanziamento anche su opere realizzate parzialmente, come appunto il Terzo Valico, che doveva essere concluso nel 2026, data che oramai era nel libro dei sogni.


In questo modo e con questa mossa tutti e 22 i miliardi previsti per completare il Terzo Valico, ricordiamolo la più grande opera in costruzione in Italia (prima del ponte sullo Stretto), la più lunga galleria scavata in Europa con i suoi 37 chilometri, potrà essere finalmente e totalmente finanziata. E non finirà in un terribile buco nero, del quale non si riuscivano a immaginare i contorni con i tunnel interamente o quasi scavati inutilmente...

L'operazione ha anche consentito di trasferire finanziamenti destinati al Terzo Valico sul nodo ferroviario di Genova, dove era più facile arrivare alla realizzazione conclusiva, senza incontrare le difficoltà dell'opera che buca l'Appennino.
Certo questa operazione difficile, costata agli uffici del Ministero e ai parlamentari e agli europarlamentari di maggioranza e opposizione (non solo evidentemente a Rixi) un impegno non indifferente nel dialogo con Bruxelles, non prevede il finanziamento del famoso quadruplicamento tra Tortona e Milano, che è ancora da venire, da progettare e, quindi, da finanziare, rendendo un po' tutta l'opera “monca” come Primocanale ha spesso e insistentemente e anche polemicamente sottolineato, alzando anche la voce. Ma quella è un'altra partita.

Qui valeva riconoscere e sottolineare un risultato di quelli che spesso sfuggono all'attenzione e non valutano tutto il lavoro parlamentare. Grazie a queste mosse e a questi risultati ottenuti si può in qualche modo concludere che il treno del PNRR è in orario, come ha titolato nei giorni scorsi un giornale informato come “Il Foglio”.
Ma a noi pare importante sottolineare per la nostra parte quale sia stato l'apporto chiave di Rixi che spesso sembra combattere da solo contro i mulini a vento delle grandi opere, il cui destino appare spesso fumoso, indeterminato, impossibile da traguardare con date incerte e in alcuni casi senza certezze.

Non so se l'idea del “finanziamento per parti d'opera” sia farina del suo sacco, come decenni fa il finanziamento per “lotti costitutivi” era stato dell 'allora commissario Walter Lupi, e quanto dietro ci sia la competenza degli uffici tecnici.
Ma sicuramente a Rixi si deve la spinta politica, la trama per arrivare a quello e impedire che la fatidica data del 2026 diventasse una mannaia per un'operazione che resta decisiva per il futuro della nostra città, che si realizzi almeno in parte, fino a Novi ligure, aspettando che si completi l'intera realizzazione con l'onirico quadruplicamento.

E questo passo riconosce al vice ministro genovese un ruolo sempre più forte e anche un po' isolato, se vogliamo, nel centro destra genovese e ligure, sicuramente un po' deficitario di leadership, se si esclude quella civica di Bucci, presidente della Regione.
Quasi a onorare questo ruolo “principe” Edoardo Rixi ha pronunciato sicuramente il discorso più forte, sia emotivamente che politicamente, nel doloroso settimo anniversario della caduta del ponte Morandi. Sia spiegando come la prossima auspicabile sentenza del processo sia una base fondamentale per regolare il regime delle concessioni autostradali. Sia sottolineando come il senso di comunità che Genova intera ha mostrato davanti a quella tragedia sempre viva è stata una delle forze che ha permesso di superare un'emergenza epocale.

Tenere unità questa comunità è un compito della politica “alta”, non di quella da propaganda che abbiamo vissuto durante le campagne elettorali a catena del nostro recente passato e che continuiamo purtroppo a vedere sullo scenario senza tregua, sia che si tratti dello Skymetro, sia che si tratti di salvare le casse di Amt, sia che si discuta sempre così frontalmente dello sviluppo della nostra città.

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