Fra le persone intervistate in questi anni di covid mi ha colpito molto Saverio Braggio, un infermiere che ha curato i primi malati positivi nel reparto di malattie infettive dell'ospedale San Martino.
Nei giorni scorsi nel commentare la posizione dei no vax ha detto che la loro è un posizione "di grande egoismo perchè non fermare il covid significa infischiarsene della crisi in cui sono precipitati i più poveri".
La grandezza di questo infermiere, a mio avviso, è stata di non porre l'attenzione sull'aspetto sanitario e medico, come mi sarei aspettato, ma rimarcare il lato sociale della pandemia: "I precari e i lavoratori in nero hanno perso il posto senza ricevere ristori, le famiglie con persone malate a carico, dagli anziani ai disabili, si sono ritrovati soli con un peso a volte non sopportabile".
Se a questo aggiungiamo le difficoltà degli studenti delle famiglie indigenti che per colpa della Dad, la didattica a distanza, hanno perso anni di scuola: perchè senza connessioni internet, perchè nelle loro case non c'è lo spazio per fare lezione e a volte neppure una scrivania, si capisce che, come ogni sventura, anche il virus non è democratico ma fa male soprattutto ai più deboli.
Il banchiere Draghi, il premier dei "poteri forti", dunque non la Cgil o un comunista qualsiasi, uno che i conti li sa fare quadrare, per reperire risorse contro il caro bollette in questo momento storico è arrivato proporre un “contributo di solidarietà” straordinario da far pagare a chi guadagna più di 75 mila euro, ma è stato costretto a fare marcia indietro per il no dei partiti della destra e di Italia Viva, che con motivazioni tutte diverse hanno dovuto togliersi la maschera di chi sostiene di stare con gli ultimi. Gatto Silvestro che si arrampica sugli specchi.
Andrea Chiappori, portavoce di Sant'Egidio, nel presentare i pranzi di Natale per i poveri che allestiranno in più chiese di Genova ha ammesso a Primocanale che il Covid ha fatto schizzare il numero delle persone bisognose dei pacchi viveri che distribuiscono a Begato, quartiere popolare e sofferente anche senza la vergognosa Diga abbattuta da Toti e Bucci: "Prima del covid ne distribuivamo 40, ora ne consegniamo 700".
E allora, anche senza entrare nel merito dell'opportunità di uno sciopero generale alla vigilia di Natale organizzata da Cgil e Uil contro la manovra finanziaria varata dal governo, ritenuta "insoddisfacente soprattutto per quanto riguarda le risorse destinate a lavoratori e pensioni", prima di criticare sarebbe bene riuscire ad immedesimarsi nei cittadini più in difficoltà per il coronavirus, non per il rischio di finire in rianimazione, ma per non riuscire arrivare a fine mese e avere il magone nell'aprire un frigorifero sempre e desolatamente vuoto.
Mia madre, nel suo bellissimo dialetto campano che io ho quasi dimenticato, d'altronde lo ripete sempre: "U sazio nun crére a ‘o riùno", "chi è sazio non capische chi è a digiuno".
IL COMMENTO
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