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Si tratta del primo caso rilevato al di fuori delle regioni Piemonte e Liguria
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ROMA - Nuovo caso di peste suina, ma stavolta non siamo né in Piemonte né in Liguria. E' infatti a Roma che è stato rilevato il primo caso di peste suina africana nella regione Lazio. A renderlo noto il commissario straordinario per l'emergenza, Angelo Ferrari. "Sì, c'è un caso, la zona dovrebbe essere quella del parco dell'Insugherata. Stiamo effettuando i controlli necessari".

Si tratta del primo caso di peste suina scovato al di fuori delle due regioni finora maggiormente colpite, ossia Piemonte e Liguria. Il parco si trova nella zona di Roma Nord vicino alla Tomba di Nerone, si tratta di una riserva naturale protetta nel comune di Roma.

"Il caso di peste suina trovato a Roma trasforma l'allarme sul fenomeno in emergenza nazionale." È quanto afferma l'associazione Cia - Agricoltori Italiani. "Questa emergenza era già stata preannunciata per il proliferare indisturbato dei cinghiali in tutta Italia e per l'assenza di una legge adeguata di gestione della fauna selvatica", commenta il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino.

"Una notizia, quella di oggi, - prosegue - che ci dice che occorre superare le misure blande per interventi di controllo e contenimento del fenomeno reale e a tappeto''.

Un solo caso, infatti, basta a far scattare in allarme gli oltre 12 mila allevamenti di suini attivi nel Lazio per un totale di 43 mila capi. E soprattutto, tenuto conto del fatto che, nella sola provincia di Roma, i cinghiali in libertà sarebbero già più di 20 mila.

"I cinghiali sono diventati più di 2,5 milioni, responsabili di danni all'agricoltura, aumentati del 60% nell'ultimo anno e degli incidenti stradali passati da quasi 500 tra 2018 e 2021", fa sapere ancora Scanavino che aggiunge "serve da troppo tempo un monitoraggio vero e una riforma della Legge 157 datata 1992 che abbiamo concretamente proposto, punto per punto, almeno 4 anni fa". Il caso di Roma non fa che rafforzare una preoccupazione lungamente manifestata da Cia che tonta a sollecitare le istituzione "a essere più ferme nel perseguire le politiche di contenimento della fauna selvatica in Italia".