
"Ho conosciuto personalmente María Corina Machado nel 2014, mentre svolgevo attività di attivismo politico in Venezuela, ero infatti rappresentante dei giovani nel mio municipio, la decisione di conferire a lei il Nobel per la pace è per me un motivo di profondo orgoglio. Questo premio rappresenta il coraggio e la forza di chi ogni giorno si sveglia con la speranza di ritrovare la libertà che il regime ci ha tolto". Così, con voce decisa, Soreilis Rojas, venezuelana di 29 anni ora a Genova, commenta a Primocanale il Nobel per la pace a María Corina Machado, "dama de hierro" del Venezuela e attivista anti-Maduro, vive in clandestinità da un anno, ricercata dal regime di Maduro con l’accusa di tradimento alla patria.
Costretta all'esilio
"Sono un’attivista politica venezuelana e sono stata costretta a fuggire dal mio paese per motivi di sicurezza - racconta - in Venezuela sono stata rappresentante politico dei giovani nel mio municipio, frequentavo l’università, i miei studi si sono interrotti a causa del mio esilio, ho ripreso a studiare all’università di Genova scienze politiche e relazioni internazionali e diplomatiche. Non riesco a restare in silenzio di fronte all’ingiustizia di un regime violento. Vivo a Genova da otto anni e lavoro per la comunità venezuelana qui, cercando di mantenere viva la voce del nostro popolo".
"In Venezuela non si vive, si sopravvive"
Nel raccontare la situazione attuale nel suo paese, usa parole nette: "Oggi in Venezuela non si vive, si sopravvive. La maggior parte dei venezuelani ha uno stipendio che varia tra i 5 e i 10 dollari al mese. Non esiste uno Stato di diritto, il sistema sanitario è al collasso, e molte persone muoiono senza ricevere assistenza. È un popolo costretto al silenzio: chi protesta o alza la voce contro il regime viene arrestato e torturato, come nel caso di Freddy Superlano, Jesús Armas e Perkins Rocha. Attualmente ci sono 841 prigionieri politici, tra cui cittadini italo-venezuelani come Alberto Trentini e Biagio Pilieri".
"Dal Venezuela notizie di paura quotidiana"
"Dai mie amici e famigliari rimasti in Venezuela ricevo notizie di paura quotidiana - spiega - molti non possono nemmeno condividere una foto o un messaggio della nostra lotta perché rischiano di essere arrestati e accusati di tradimento alla patria".
Nella mente oggi mi risuona una frase di María Corina Machado: "La libertà non si negozia, si difende. Anche di fronte alla paura, la voce di un popolo determinato non viene repressa".
"Spero sia ritorno della libertà"
"Il Nobel è un segnale che va oltre l’onorificenza, sono molto felice di vedere le notizie del Premio Nobel a María Corina Machado su tutti i media italiani, insieme al racconto della lotta di milioni di venezuelani. Per anni abbiamo cercato di far sentire la nostra voce nel mondo, e credo che con questo premio ci stiano finalmente ascoltando. Spero che sia l’inizio del ritorno della libertà nel mio paese, del ripristino della democrazia e del rientro degli otto milioni di venezuelani che formano la diaspora. Questo ritorno tanto atteso a casa, alla patria, al Venezuela. ¡Viva la libertad!".
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