
Da giorni parte dell'Università di Genova è occupata per protesta da parte di alcuni studenti che chiedono all'ateneo di rescindere tutti gli accordi che coinvolgono l’industria bellica e le relazioni con le istituzioni israeliane oltre il sostegno alla Flottila. Sul tema interviene a Primocanale il professor Lorenzo Cuocolo, professore ordinario di Diritto pubblico comparato all'università di Genova e alla Bocconi di Milano.
Professore, che idea si è fatto di questa situazione?
"Non è solo il Rettorato occupato ma molte aule, di fatto Giurisprudenza è inaccessibile. Mi pare una cosa molto grave perché i diritti devono sempre bilanciarsi con gli altri diritti quindi, se da un lato c’è il diritto di manifestare anche in modo duro dall’altro lato dovrebbe essere garantito il diritto allo studio da parte di coloro che vogliono recarsi in università per ascoltare delle lezioni e per imparare qualcosa. C’è modo e modo di manifestare e c’è anche modo modo di occupare l’università, si possono occupare aree che come dire non impediscano il regolare svolgimento delle elezioni. Io personalmente auspico che questa occupazione abbia termine quanto prima anche quella degli uffici del rettorato, perché comunque il personale amministrativo è in grossa difficoltà per adempiere ai propri alle proprie mansioni, alle proprie funzioni e lo abbiamo visto che ci sono stati già dei disservizi, ad esempio nel pagamento delle borse di studio dei dottorandi, ma ce ne saranno anche altri. Poi mi giungono a notizie di locali che sono stati anche danneggiati e i documenti che sono stati in qualche modo diciamo "consultati", senza autorizzazione all’interno di un’università, come di qualsiasi ufficio pubblico ci sono anche dei documenti riservati. E' bene che i manifestanti comunque ricordino che da un lato c’è il sacrosanto diritto di manifestare dall’altro lato non bisogna commettere reati".
La Fondazione Carige di cui è presidente ha stanziato dei fondi per portare a Genova a studiare quattro studenti palestinesi. Come è nata questa idea?
"Un'iniziativa suggerita dal rettore Federico Delfino, a dimostrazione che si può e e si deve fare qualcosa di concreto per chi soffre. Penso che la maggior parte del corpo recente sia anche disponibile ciascuno per le sue competenze a collaborare, anche con i ragazzi che manifestano e a confrontarsi, su questo non c’è nessun problema. Invece cercare il muro contro muro non penso che sia produttivo per nessuno. L’iniziativa delle borse di studio è un’iniziativa che alla Fondazione Carige costa 50.000 € , siamo la prima fondazione bancaria in Italia che sostiene queste borse per per studenti palestinesi e speriamo di essere gli apripista e di in qualche modo lanciare tra virgolette una moda una tendenza".
IL COMMENTO
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