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di Matteo Angeli

C’è un ragazzo genovese che non ha mai smesso di guardare il mare. Lo ha fatto da bambino, camminando lungo la spiaggia di Pegli, lo ha fatto da adulto, disegnando ponti, porti, musei che sembrano navi leggere pronte a salpare. Quel ragazzo si chiama Renzo Pianooggi festeggia 88 anni.

La sua Genova non è solo un luogo di nascita, ma un lessico interiore: la pietra delle colline, la luce che filtra tra i caruggi, l’odore di salsedine che impregna le giornate. Ogni suo progetto, a Parigi come a New York, porta con sé un frammento di questa città verticale, severa e dolce al tempo stesso.
Quando ridisegnò il Porto Antico, non lo fece da architetto, ma da innamorato: restituì ai genovesi il respiro del mare, aprì finestre su un orizzonte che sembrava dimenticato. E quando il Ponte Morandi cadde, portando con sé dolore e silenzio, Piano offrì un gesto di cura: un nuovo ponte semplice e luminoso, come un abbraccio che ricuce una ferita.

Non ha mai smesso di guardare alla sua città natale come fonte d’ispirazione e laboratorio di idee. “Genova è fatta di mare, luce e pietra: tutto ciò che sono è nato qui”, ha detto in più occasioni. Genova non è per Piano solo un luogo d’origine, ma una presenza costante: nei suoi progetti si ritrovano il mare, le navi, i moli, la luce filtrata dalle colline. La città resta un orizzonte affettivo e creativo, un luogo da difendere e immaginare sempre nuovo. Oggi, mentre il mondo celebra i suoi 88 anni, Genova può sentirsi più che mai partecipe di questo compleanno. Perché ogni opera di Renzo Piano, in patria o all’estero, porta con sé un frammento della Superba — la sua luce, il suo mare, il suo carattere.

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