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di Andrea Popolano

C'è chi è stato colpito con delle secchiate d'acqua e costretto alle cure ospedaliere, ci sono le cronache che raccontano di risse, situazioni di abuso di alcol e altri episodi di violenza o vandalismo. Casi in serie che si sono verificati nell'estate dove è esploso anche il "caro ombrellone" con costi sempre più alti all'interno degli stabilimenti balneari con la denuncia da parte di molti sindaci, e addetti ai lavori, di una minore presenza di turisti rispetto al passato, anche se i dati ufficiali di giugno fanno comunque segnare un incremento rispetto al 2024 per la Liguria.

In questo scenario si è aperto il dibattito su cosa fare per garantire la sicurezza lungo le spiagge. Il referente nazionale di Adiconsum per le "spiagge" e di Mare Libero Liguria Stefano Salvetti attacca e invia un messaggio diretto ai sindaci: "La questione dell'ordine pubblico diventa occasione per togliere quel poco di spiagge libere, una anomalia tutta italiana. Basta il confronto con Francia, Spagna e Grecia dove l'80% delle spiagge sono spiagge libere, ben tenute e controllate". E sì perché si parla già di trasformare le spiagge libere in attrezzate per renderle "sotto controllo".

 Ma Salvetti entra nel dibattito e fa un parallelo con quanto succede in altri luoghi della vita di tutti i giorni: "Questioni di ordine pubblico e scarso civismo li possiamo riscontrare in molti altri luoghi pubblici come: strade, marciapiedi, piazze, parchi, per non parlare di quello che accade intorno agli stadi in concomitanze delle partite. Secondo loro (in sindaci ndr) per risolvere il problema occorre abolire le spiagge libere e trasformarle in attrezzate, come se per contrastare l‘inciviltà nei luoghi pubblici sopra indicati si mettessero tornelli a pagamento per percorrere strade, andare in piazze, parchi, montagna, per controllare e finanziare vigilantes o chiudere gli stadi fonte sovente di scontri violenti tra gruppi antagonisti".

In Grecia la legge garantisce almeno un 50% di spiagge libere. La Spegna tuttavia sta facendo i conti, come l'Italia, con la direttiva Bolkestein a causa dell'assenza di procedure di assegnazione delle concessioni selettive, trasparenti e imparziali per il rilascio di nuovi titoli e per una validità che delle stesse che arriva a 75 anni. In Francia invece la legge prevede che sia garantito l'accesso libero e gratuito di almeno l'80% del litorale con la possibilità di installare strutture temporanee e rimovibili per la balneazione e i servizi, e con la presenza di bagnini su alcune spiagge pubbliche durante la stagione estiva. 

La Liguria è una delle regioni con il primato di spiagge occupate da concessioni: "In Liguria abbiamo 1250 stabilimenti balneari. E su 330 km di costa circa 105 sono fruibili e balneabili, di questi il 70% sono occupati da stabilimenti - spiega ancora Salvetti -. Su 63 Comuni costieri 21 sono sotto la soglia della legge regionale del 40%. Ricordiamolo che le spiagge appartengono ai “beni comuni“ inalienabili e che per il Codice della navigazione possono essere date “anche in concessione, dovendo mantenere un equilibrio, ribadito per legge, con la destinazione libera". E qui il referente di Mare Libero attacca ulteriormente: "Non si può negare l’afflusso sulle spiagge soprattutto a chi non può permettersi di pagare. Certo che occorrono risorse a questi Comuni per prestare maggiore controllo e garantire servizi per le spiagge libere, ma non abolire le spiagge libere di noi tutti".

Da Mare Libero arrivano le proposte, la battaglia in cima alla lista è quella del 50% di spiaggia libera ma non solo: "Ancor meglio che al posto degli stabilimenti vengano messe a gara le spiagge libere attrezzate. Un modello che comporta minor impatto, con strutture in legno e facilmente amovibili in base all'art. 45 bis del Codice della navigazione. In questo modo si metterebbero a bando le spiagge attrezzate con una base economica rapportata ai ricavi, per una durata massima di 5 anni, con introiti maggiori destinati ai Comuni - suggerisce Salvetti -. Altro tema da affrontare sarebbe poi quello di adeguare le aree per i camper (e campeggi ndr) a prezzi accessibili per accogliere una domanda crescente, vista anche la situazione economica di molti (che fanno fatica ndr) ad accedere agli alberghi, a meno che certi sindaci, tramutandosi in podestà, non vogliano limitare l’accesso ai 'paria'" conclude Salvetti.

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