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La Ong: "Scelta inumana"
1 minuto e 56 secondi di lettura
di An.De.
Nel cuore del Canale di Sicilia, a poche miglia da Pantelleria, si trova la nave Mediterranea, gestita dall’ong Mediterranea Saving Humans, con a bordo dieci migranti soccorsi nei giorni scorsi.
 
L’imbarcazione ha richiesto urgentemente di poter approdare in un porto vicino alla sua attuale posizione. Secondo quanto comunicato dall’ong, alle 2:35 di questa notte il Ministero dell’Interno ha indicato Genova come porto sicuro per lo sbarco. I naufraghi, salvati nella notte tra mercoledì e giovedì, sono cittadini kurdi provenienti da Iran e Iraq, insieme a egiziani e siriani, tra cui tre minori non accompagnati di 14, 15 e 16 anni.Le condizioni dei migranti, già segnati da violenze, torture e detenzione in Libia, destano preoccupazione.
 
"Il tentativo di imporre Genova per lo sbarco avviene senza che il Viminale tenga minimamente conto delle difficili condizioni psico-fisiche dei dieci superstiti, come ampiamente attestato negli ultimi due giorni dal report e dalla certificazione individuali prodotti dallo staff medico di bordo", si legge in un nota della Ong.

"Le 10 persone, cittadini kurdi di Iran e Iraq, egiziani e siriani, tra cui tre minori non accompagnati di 14, 15 e 16 anni, già duramente provati dalle condizioni di detenzione e da violenze e torture subite durante la permanenza in Libia, sono pesantemente traumatizzate dalle condizioni in cui è avvenuto il loro soccorso. Infatti, imbarcati con la minaccia delle armi, non appena partiti dalle coste libiche, hanno assistito alla sparizione in mare di quattro compagni che viaggiavano con loro e poi, come noto, sono stati violentemente gettati in mare dai miliziani trafficanti che conducevano l’imbarcazione.

È inumano e inaccettabile che il Ministero dell’Interno voglia costringere queste dieci persone a sostenere ancora tre giorni di navigazione per raggiungere il lontano porto di Genova.

Il Centro per il radio soccorso medico, struttura istituzionale consultata dall’MRCC di Roma, ha confermato ieri quanto attestato dai nostri medici di bordo: queste dieci persone devono sbarcare al più presto nel più vicino porto per ricevere a terra quelle “necessarie cure mediche e psicologiche”

Abbiamo chiesto al Centro di coordinamento del soccorso marittimo di Roma la riassegnazione del più vicino porto sicuro per lo sbarco. Siamo in attesa di una risposta da parte delle autorità".
 
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