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Il nostro approfondimento sulla nuova arena inizia dai motivi che hanno spinto il Comune di Genova a ricomprarla
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GENOVA - Il nuovo Palasport sta facendo passi da gigante: con l'inaugurazione fissata per il mese di giugno ("data sfidante, come tutte quelle fissate dal nostro sindaco", ha detto scherzando Pietro Piciocchi), la storica arena sportiva situata nel cuore del waterfront è quasi pronta a mostrarsi nella sua veste rinnovata. 

Ma l'operazione economica che ha reso possibile questa ristrutturazione è oggetto di molte discussioni in città: l'intera area sportiva era stata infatti ceduta a un investitore privato, Cds Holding, per 14 milioni di Euro e oggi ne viene ricomprata una parte, quella destinata allo sport scorporata dalla zona commerciale, per 23. Ma quello che a prima vista sembrerebbe un errore, potrebbe rivelarsi un'occasione molto importante per il capoluogo ligure. 

"Credo - spiega a Primocanale il vicesindaco Pietro Piciocchi - che sia ingiusto sostenere che abbiamo venduto a 14 e ricomprato a 23:alla cifra di partenza abbiamo scaricato su un investitore privato quello che era diventato un problema pressante per la nostra amministrazione. Il Palasport era un rudere pericolante, pieno di problemi strutturali, gravato da debiti e ipoteche, ormai sul punto di finire all'asta: era uno scenario che dovevamo scongiurare e ci siamo riusciti grazie alla disponibilità di un soggetto, Cds appunto, che ha deciso di scommettere su di noi".

Una decisione, quella di vendere, che era stata peraltro fortemente caldeggiata dalla Corte dei Conti che aveva messo Tursi di fronte a un aut aut: o vendete o perdete l'immobile. "Abbiamo così portato a termine un'iniziativa che ci ha permesso di mettere in sicurezza i conti economici e oggi - continua Piciocchi - ricompriamo una struttura completamente rinnovata, pensata e progettata dalla matita di Renzo Piano".

Ed è stato proprio l'interessamento dell'archistar genovese a cambiare completamente il destino del Palasport: in un primo momento, infatti, la struttura era stata pensata con volumi molto inferiori a quelli del progetto definitivo, completamente asservita all'area commerciale, con pesanti ostacoli per i portatori di disabilità. E quando il Comune ha chiesto a Piano di risolvere alcune di queste criticità lui ha dato una risposta netta e precisa come le linee del ponte San Giorgio: "Lo faccio, a patto che io possa ripensare tutto da zero, senza vincoli". E così è stato.

"Quelle decise da Renzo Piano sono modifiche che hanno completamente stravolto i budget che erano stati definiti - spiega Pietro Piciocchi - dandoci in cambio un Palasport spettacolare: più grande, con un'ampia quota di parcheggi dedicati alle attività sportive, senza alcuna barriera architettonica ma, anzi, con soluzioni avveniristiche anche per gli spettatori e gli atleti con difficoltà di udito". Una chicca, insomma, ma infinitamente più costosa.  

Palazzo Tursi si è trovato di fronte a due strade: rinunciare all'offerta di Renzo Piano e tenersi un progetto che scontentava tutti, oppure ricomprare la struttura dopo il restauro. E dopo una serie di valutazioni si è scelta questa seconda strada. 

"Alla base delle decisione ci sono valutazioni economiche e politiche", spiega Piciocchi. "Dal lato politico volevamo recuperare il controllo pubblico di un'area sportiva che significa molto per la città - dice il Vicesindaco - sul lato economico abbiamo stabilito, anche grazie alla consulenza di Ernst & Young, che fosse conveniente, al prezzo pattuito, ricomprare la struttura".

Con questa scelta, dunque, Palazzo Tursi potrà stabilire liberamente cosa e quando programmare all'interno del Palasport, sfruttare i cosiddetti 'naming rights' (cioè associare il Palasport al nome di uno sponsor, operazione che gli esperti quantificano in almeno 250mila Euro all'anno ma potrebbero essere di più) e utilizzare a scopo sportivo una parte dei parcheggi interrati (che restano di proprietà privata ma entrano in un complessivo protocollo di accordo). Quest'ultimo, ha detto Piciocchi, "è stato uno dei punti più difficili da negoziare".

Le critiche, comunque, restano vivaci su un punto, quello dell'area commerciale che sorge nella pancia della rinnovata struttura: la preoccupazione è forte tra i commercianti, che temono una seconda Fiumara, e anche tra le opposizioni in consiglio comunale, che propongono al Comune di comprare dai privati non solo l'arena sportiva ma anche l'area commerciale (a un costo, per ora appena stimato, non molto inferiore ai 200 milioni di Euro). Vi è poi un secondo aspetto, quello dell'attrattività globale del progetto, con i commercianti che vorrebbero qualcosa di fortemente attrattivo, sul modello dell'Acquario al Porto Antico. 

Di questi punti e delle diverse posizioni in merito, ci occuperemo nei prossimi articoli.

(continua)