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Il socio privato dice no alla ricapitalizzazione con lo Stato al 66%. L'esecutivo convoca i sindacati per giovedì 11 gennaio
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GENOVA -  Era annunciata ed è arrivata ma la risposta non è stata quella sperata. La situazione dell'ex Ilva non si sblocca, arriva la fumata nera e sale ulteriormente la preoccupazione riguardo al futuro della siderurgia in Italia. 

Durante il vertice a Palazzo Chigi tra il governo e Arcelor Mittal i ministri al Pnrr Raffaele Fitto, alle Imprese Adolfo Urso e all'Economia Giancarlo Giorgetti hanno proposto ai vertici dell’azienda la sottoscrizione dell’aumento di capitale sociale, pari a 320 milioni di euro, al fine di ribaltare le quote di Acciaierie d'Italia tra il socio pubblico Invitalia e Arcelor Mittal con il socio pubblico che sarebbe salito al 66%. Ma dal gruppo franco-indiano arriva un 'no' all'aumento di capitale e di conseguenza al passaggio di quote

 Ad oggi il gruppo franco indiano Mittal detiene il 62% di Acciaierie d'Italia con Invitalia al 38%. Il governo ha preso atto "della indisponibilità di Arcelor Mittal ad assumere impegni finanziari e di investimento, anche come socio di minoranza, e ha incaricato Invitalia di assumere le decisioni conseguenti, attraverso il proprio team legale. Le organizzazioni sindacali saranno convocate dall’esecutivo per il pomeriggio di giovedì 11 gennaio" spiega in una nota Palazzo Chigi.

LA REAZIONE DEI SINDACATI - Preoccupati per la situazione i rappresentanti sindacali: "L'esito dell'incontro a Palazzo Chigi, tra la delegazione del Governo e i vertici di Invitalia e ArcelorMittal conferma quello che Fim, Fiom e Uilm hanno denunciato e per il quale hanno mobilitato le lavoratrici e i lavoratori: la necessità di un controllo pubblico e la mancanza di volontà del socio privato di voler investire risorse sul futuro dell'ex Ilva" dichiarano i segretari generali di Fim-Cisl Roberto Benaglia, Fiom-Cgil Michele De Palma e Uilm-Uil Rocco Palombella.

I sindacati aggiungono: "L'indisponibilità di Mittal, manifestata nell'incontro con il Governo, è gravissima, soprattutto di fronte alla urgente situazione in cui versano oramai i lavoratori e gli stabilimenti, e conferma la volontà di chiudere la storia della siderurgia nel nostro Paese. Nell'incontro di giovedì ci aspettiamo dal Governo una soluzione che metta in sicurezza tutti i lavoratori, compreso quelli dell'indotto, e garantisca il controllo pubblico, la salvaguardia occupazionale, la salute e la sicurezza, il risanamento ambientale e il rilancio industriale".

A Genova Cornigliano sono circa mille i lavoratori. L'anno si è chiuso con una sottoproduzione rispetto al passato con un calo rispettivamente di 112mila tonnellate di zincato e 34mila di latta in un solo anno. 

LA REAZIONE DI REGIONE LIGURIA -  "Il disimpegno di Mittal manifestato nell'incontro odierno con il Governo per il futuro dell'ex Ilva, ora Acciaierie d'Italia, è l'apice di una gestione disastrosa dell’ azionista di maggioranza che ha sempre destato preoccupazione e che, oggi più che mai, impone un deciso intervento pubblico a tutela dell'occupazione e della siderurgia italiana. Giovedì a Roma incontererò il ministro alle Imprese e al Made In Italy Adolfo Urso, anche per rappresentargli la situazione genovese che coinvolge un migliaio di lavoratori. Ci auguriamo che il difficile lavoro di tessitura che da tempo impegna l'esecutivo possa presto tradursi in risultati concreti per la salvaguardia occupazionale, la sicurezza degli impianti e il rilancio dell'intera filiera dell'acciaio, ancora oggi strategica per l'economia del Paese". È il commento dell'assessore regionale allo Sviluppo economico e all'Industria di Regione Liguria Alessio Piana in merito agli sviluppi dell'incontro odierno tra il Governo e Arcelor Mittal.

 

LE ALTRE REAZIONI:

"Si avvera esattamente ciò che noi diciamo da mesi, cioè che Urso non aveva affatto risolto i problemi dell'ex Ilva, e che il governo brancola nel buio". Lo dice la senatrice Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia Viva. "Arcelor Mittal non investirà niente. Il governo ora pensa alla nazionalizzazione. Avverto subito tutti se questa soluzione permetterà di avere il tempo di mettere in campo investitori veri e un piano industriale e finanziario all'altezza, può essere la boccata d'ossigeno che serve. Ma se il governo non ha idee, strategie, piani e investitori, si tratterà dell'ennesimo specchietto per le allodole" conclude Paita.

Attraverso una nota il Pd Liguria commenta: "Anche dalla Liguria parta il richiamo forte a percorrere l’unica strada per salvare la produzione di acciaio in Italia e nella nostra Regione. Ribadiamo l’impegno che ci eravamo assunti durante il confronto con la Rsu di Cornigliano avuto nelle scorse settimane. Il passaggio in maggioranza dello Stato è la misura che permette all’azienda di mantenere l’operatività e salvaguardare i livelli occupazionali, in attesa di nuovi scenari. Non si può perdere ulteriore tempo ne va della capacità produttiva dei siti e del loro futuro".

Il deputato del Pd Luca Pastorino dopo la fumata nera commenta: "Il Governo ha sottovalutato il problema e non c'è stata la necessaria consapevolezza su quello che stava accadendo. Stupisce il fatto che dopo tanti incontri si sia arrivati a questo. Mi auguro che il governo ci mostri subito un piano B".

(in aggiornamento)