GENOVA - Se la storia di Alex Ehrlich, sopravvissuto a Auschwitz per la sua grande abilità nel giocare a ping pong, non verrà dimenticata sarà anche merito del genovese Arnaldo Morino, che ha conosciuto il deportato franco polacco e raccolto le sue memorie grazie alle comune passione per il tennistavolo.
A trasformare quegli appunti di vita in un libro, "L'Ultima Partita", è stato un altro genovese, Enrico Pedemonte, ex inviato dell'Espresso negli Usa, grande amico di Franco Carlini e come lui laureato in fisica, che sottolinea lo stato di estrema sudditanza in cui era caduto il campione in prigionia.
"Ehrlich - spiega Pedemonte - si salva perchè aveva imparato a obbedire senza pensare, uno stato di soggezione totale per cui era quasi infastidito quando gli altri detenuti, quelli che non ce la faranno, non ubbidivano agli ordini.
Un campione, Alex, che riuscirà a sopravvivere al lager per poi morire a Parigi novantenne dopo avere passato gli ultimi anni insegnando ping pong in Costa Azzurra.
L'amico Morino dalla sua palestra di tennis tavolo di via Spataro, a Sampierdarena, sottolinea l'orrore più grande affiorato dalle memorie di Alex: "Tanti detenuti morti nel lager venivano uccisi dagli stessi detenuti trasformati in kapò e per questo obbligati a uccidere gli altri internati".
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