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L'evento all'Albergo dei Poveri dell'Università di Genova alla presenza del ministro all'ambiente Pichetto Fratin
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GENOVA - Una mattinata per guardare al futuro, agli obbiettivi del 2030 e del 2050, al cambiamento che dovrà investire tutti i campi del mondo del lavoro nell'immediato. All'Albergo dei Poveri si è chiusa la terza edizione della Genova Summer School, nata proprio per approfondire tutte le tematiche legate a sostenibilità e transizione energetica, sotto diversi punti di vista. Una formazione trasversale su cui l'Università di Genova sta sempre più puntando. L'edizione di quest’anno ha visto come titolo "Strumenti e modelli per la transizione energetica: le Comunità energetiche rinnovabili".

In occasione della consegna degli attestati di fine corso è intervenuto il ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, che ha tenuto una lectio magistralis sul tema. La Genova Summer School, gratuita e organizzata dal Centro di ricerca “Sostenibilità e Diritto” dell’Università di Genova, punta ad offrire a studenti e giovani professionisti una formazione avanzata su obiettivi e sfide della transizione ecologica, anche con riferimento alle occasioni di investimento, nonché alle ricadute per il territorio ligure e per le imprese operanti in Liguria. Quest’anno i corsi, che si sono tenuti a Genova nel mese di luglio, hanno coinvolto una cinquantina di studenti, a cui sono stati consegnati gli attestati.

Tanti gli spunti che si sono toccati durante la mattinata, alla presenza delle aziende e della Camera di commercio che fin dal primo anno ha sostenuto la scuola, nata dall'idea del professor Lorenzo Cuocolo. "Qui a Genova c'è un grande polo energetico formato da attori importanti che hanno capito che la sostenibilità erano asset da perseguire in tempi brevi, prima di altri.

"Dobbiamo lavorare insieme alle aziende, l'università e gli istituti di ricerca devono supportare questo sistema. Da qui al 2025 si stima che ci saranno duemila comunità energetiche, la Liguria può avere un ruolo centrale e stiamo lavorando con Regione Liguria nello sviluppare progetti"

"Dal tema delle autorizzazioni al campo di ricerca dei nostri ingegneri, il nostro ateneo può fare tanto", ha detto il magnifico rettore Federico Delfino.

A salutare i partecipanti anche le istituzioni locali, prima il sindaco Marco Bucci che ha sottolineato come "i giovani sono il futuro della nostra città, che - checché se ne dica - vede numeri in crescita di persone che vengono a studiare e lavorare qui. Il pianeta lo abbiamo chiesto in prestito ai nostri figli e dobbiamo restituirlo alle future generazioni. È una bellissima iniziativa, sono contento sia stata fatta qui a Genova, dedicata a concetti e argomenti che guardano al futuro".

"Dobbiamo garantire la sostenibilità ambientale, sociale e economica. Se non c'è la terza, le altre due decadono. La sfida non è decarbonizzare la città, ci vuole poco, ma non possiamo compromettere la qualità di vita che abbiamo, dobbiamo coniugare queste tre. Le opere infrastrutturali sono importantissime. Abbiamo 15-16 miliardi di finanziamenti da spendere sul nostro territorio, se stiamo attenti possiamo fare grandi cose. Entro il 2025 il porto di Genova sarà completamente carbon-free"

Gli ha fatto eco il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti, auspicando. I tasti su cui ha fatto leva il ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin sono stati diversi, dall'impegno a ridurre le emissioni a quello di produrre energia rinnovabile, passando anche per il nucleare, su cui in futuro saremo richiamati a prendere una decisione. "La decarbonizzazione del sistema produttivo e degli usi civili è la via obbligata per cercare di arginare una evoluzione del clima che rischia di rendere la terra inospitale per le generazioni future, oltre a creare lutti e danni incalcolabili. - sottolinea il ministro - A noi, ma soprattutto a voi, giovani, classe dirigente dell'Italia del domani, sta la possibilità e la responsabilità di scegliere come percorrere la strada della sostenibilità ambientale, con quali priorità, quali opzioni, quali indirizzi strategici. E non si tratta di scelte facili né politicamente indifferenti, perché la sostenibilità va declinata almeno lungo tre direttrici: quella ambientale, quella sociale, quella economica". "Il nuovo modello di sviluppo non è precostituito, non è uguale per tutti i Paesi, non è univoco", aggiunge il ministro. "Deve tener conto di numerose variabili e di molteplici aspetti, a volte difficili da conciliare".

 

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