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I dati Caritas presentati oggi a Roma. Tra i "nuovi poveri" ci sono sempre più persone che lavorano ma non arrivano a fine mese
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E' il giorno della presentazione, a Roma, del bilancio sociale e del primo report statistico sulle povertà di Caritas che racconta i dati raccolti nei Centri di ascolto e nei servizi offerti dalle Caritas diocesane. Da Roma alla Liguria e a Genova, a livello locale emerge come a bussare alle porte dei centri d'ascolto per chiedere aiuti siano sempre più persone che lavorano e hanno uno stipendio ma che comunque non riescono ad affrontare tutte le spese, dall'affitto alle bollette.

Sono uno su quattro secondo i dati Caritas 2022 sulla povertà a Genova: lo ha raccontato a Primocanale Giuseppe Armas, Direttore della Caritas Diocesana di Genova: "Nei nostri 34 centri di ascolto dove operano 500 volontari nel 2022 abbiamo ascoltato 5mila persone: quando parliamo di povertà non dobbiamo pensare solo a povertà estreme, cioè i senza dimora che vivono per strada, ma abbiamo rilevato che moltissime sono le povertà di famiglie con bambini, di giovani, malati che chiedono aiuto perché spesso il reddito non è sufficiente per mantenere le spese ordinarie delle famiglie".

E i dati del rapporto Caritas parlano chiaro: sono oltre 3mila le persone aiutate con una media di oltre 300 euro erogati. Recita il report: 4.839 persone ascoltate nel 2022, con una diminuzione del 13 per cento rispetto all'anno precedente. 903 persone incontrate per la prima volta, 3.236 aiutate anche economicamente con un esborso medio di 315 euro.

Le voci a cui è andato il maggior supporto sono le spese relative all'abitare e agli alimenti. Una percentuale bassa ma significativa attiene alle spese per il lavoro (acquisto di strumenti o finanziamento di borse-lavoro). Tra i problemi rilevati, il primo è il reddito insufficiente: 1 persona su 4 dispone di un lavoro a tempo indeterminato ma con reddito insufficiente per far fronte alle normali spese familiari. Il secondo, è il lavoro precario: la mancanza di certezze sui contratti di lavoro provoca, oltre che stati
ansiosi, pesanti limitazioni come la difficoltà a stipulare un contratto d’affitto o l’impossibilità ad accedere ad un prestito. Per coloro che non hanno qualifiche particolari e, soprattutto, non hanno forte resilienza, è molto difficile entrare in un mercato fortemente
competitivo e talvolta escludente. Ancora, il problema della casa, il più grave e complesso. Si stima che il 10% circa delle
famiglie che si sono rivolte ai centri abbia un problema di sfratto, o già esecutivo o comunque con pratica in corso.

Vi sono poi le difficoltà relazionali, "fenomeno diffusissimo, latente, difficile da trattare e, soprattutto, assolutamente privo di strumenti per essere affrontato", spiega Caritas. Sul fronte dell'istruzione, racconta il rapporto, è decisamente evidente un livello di istruzione  molto basso. La scarsa preparazione è un forte impedimento al reperimento di un lavoro, in un’economia globale che richiede sempre più forte specializzazione e sempre meno manovalanza generica. I figli di famiglie in situazione di disagio economico incorrono più facilmente in uno stato di demotivazione, condiviso spesso anche dai genitori. Si riscontrano infine molti casi di abbandono scolastico.

 

 

 

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