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Nel giorno dell'anniversario della morte del procuratore ucciso dalle Br nel 1976 a Genova giro nei giardini a lui dedicati a un passo dalla Questura e dalla scalinata delle Caravelle ben curate ma i giardini presentano un'aspetto decisamente diverso
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GENOVA - Bottiglie, cartacce e bicchieri abbandonati, verde incolto, scalinate ricoperte da foglie secche, topi che saltano da un punto all'altro e ancora: staccionate buttate a caso e un monumento lasciato allo scorrere del tempo. Nel cuore di Genova, a due passi dalla Questura, dalla scalinata delle Caravelle e a lato di corso Aurelio Saffi ci sono i giardini Coco intitolati alla memoria del procuratore capo Francesco Coco assassinato dalle Brigate Rosse 47 anni fa, l'8 giugno 1976 in Salita Santa Brigida a Genova. Fu il primo omicidio commesso dalle Br.

Un polmone verde a due passi dal centro che però si trova in stato di semi abbandono tra erbacce che crescono ovunque, aiuole apparentemente poco curate e un verde incolto. In mezzo oleandri, palme nane, pini e anche una Tetrapanax, arbusto semi-sempreverde originario dell'Asia orientale che chissà come è arrivata. L'ombra a ricoprire un po' tutto il giardino. All'interno in un giovedì mattina poche persone: un giocoliere che si allena, alcuni sbandati e qualche anziano che si riposa al fresco delle piante.

"Peccato, è così da tanto tempo - racconta un saltuario frequentatore -. Sono sempre stato affezionato a questo luogo ma non è esattamente un posto tranquillo, ci sono tante persone che vengono a mangiare e bere e poi lasciano tutto nelle panchine oppure buttano piatti e bottiglie nelle aiuole". "La sera poi spesso ci sono dei ragazzi che non sappiamo esattamente cosa facciano - racconta un altro -. Vengono a pulire perché i bidoni sono puliti ma servirebbe un intervento importante di messa a punto".

In mezzo alla camminata in mezzo al giardino ecco spuntare il monumento a obelisco che ha sulla cima una scultura in bronzo raffigurante un'aquila con le ali aperte che poggia su una corona di alloro. L'Aquila è montata alla sommità di un basamento decorato in pietra calcarea del Monte Grappa, qui si trova la targa che ricorda la Medaglia d'oro al valore militare ricevuta dalla città di Genova. Foglie secche, erbacce e una sensazione di desolazione fanno da contorno. Poco distante ecco spuntare un topo saltare da un'aiuola all'altra. 

Diversi ingressi, una dalle Mura delle Cappuccine, due da corso Aurelio Saffi e uno proprio accanto alle Caravelle che ben curate e colorate fanno mostra di sé a genovesi e turisti. A pochi metri di distanza però c'è tutto un altro scenario.  

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