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L'esemplare di tartaruga Caretta Caretta ritrovato a Sanremo lo scorso 20 ottobre e ricoverato all'Acquario di Genova
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GENOVA - È tornato nel suo habitat naturale Andrea, l'esemplare di tartaruga Caretta Caretta ritrovato a Sanremo lo scorso 20 ottobre e ricoverato all'Acquario di Genova, che è stato rilasciato al largo di Genova. La tartaruga Andrea, ritrovata in difficoltà da un diportista, era stata accudita dai volontari dell’Associazione Delfini del Ponente e, dopo la segnalazione alla Guardia Costiera, in base al Protocollo di Intesa in essere con l’Acquario, trasferita all’Acquario di Genova grazie alla collaborazione anche dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Piemonte, Liguria e Val d’Aosta e dei Carabinieri Forestali Nucleo CITES Imperia. 

Oltre 50 kg di peso, l’esemplare era stato sottoposto a una visita veterinaria da parte dello staff medico-scientifico dell’Acquario di Genova che aveva effettuato un controllo radiografico ed esami del sangue che avevano evidenziato una forma di polmonite. Adesso Andrea è tornata in buona salute ed è stata rilasciata in mare con il supporto della Capitaneria di Porto. L’Acquario di Genova interviene sulle tartarughe marine in difficoltà dal 1994 e dal 2009 è referente istituzionale per la Regione Liguria per il recupero delle Caretta Caretta (accordo Stato-Regioni). Nel 2017, ha ricevuto, insieme all’Acquario di Livorno, anch’esso gestito da Costa Edutainment, il riconoscimento nazionale come centro di recupero e lunga degenza delle tartarughe marine dal Ministero della transizione ecologica.

Sono diverse le cause che portano al ricovero degli animali, tra questi: l'interferenze con le attività di pesca, principalmente dovute ai palamiti (è frequente la presenza di ami nella cavità boccale o nel tratto digerente, spesso evidenziato dal filo di nylon che fuoriesce ai margini della bocca) o alle reti (possono causare ferite, mutilazioni e, nel peggiore dei casi, il soffocamento degli animali); ingestione di corpi estranei, quali ad esempio sacchetti di plastica scambiati per meduse che fanno parte della dieta naturale di questi rettili; impatto con imbarcazioni a motore, che arrecano traumi e ferite sul carapace o sul capo, a volte letali; patologie debilitanti che provocano lo spiaggiamento dell’animale; sversamenti o presenza di petrolio.

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