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GENOVA - "Conoscere e frequentare Benedetto XVI è stata una grazia soprattutto per la sua grande fede. Era un uomo umile, timido, rispettoso e mai ambiguo, aveva anche grande umorismo. Va considerato come una stella cometa da seguire per i suoi insegnamenti. Del bagno di folla tra i giovani genovesi nel 2008 ricordo la sua felicità proprio come un bambino". Così a Primocanale il cardinale Angelo Bagnasco arcivescovo emerito di Genova ricorda Papa Benedetto XVI morto a 95 anni. (LEGGI QUI)  

Cardinale Angelo Bagnasco, oggi il mondo piange il Papa emerito, Papa Benedetto XVI. Che ricordo ha di lui?


"È stata per me una grande grazia poterlo conoscere come gli altri Papi, lui l'ho potuto oltre che conoscere anche frequentare, come anche Papa Francesco. E una grazia particolare per la sua grande fede, per la fiducia che ha mostrato e poi se posso ricordare un piccolissimo episodio che mi sembra emblematico quando diventai cardinale, perché lui decise questo, mi consegnò l'anello come a tutti i miei confratelli. Mentre mi metteva l'anello, mi guardò e mi sorrise senza dire nulla. Io ho colto poi nel mio pensiero quel sorriso tanto di affetto, di stima, di fiducia e per cui sono stato sempre e sono molto riconoscente, ma anche quasi nella mia fantasia come se volesse ringraziarmi per la vicinanza che nuova che si stava instaurando, come per ogni cardinale la missione è quella di stare più vicino al Papa e aiutarlo nel governo della Chiesa universale secondo le sue indicazioni. E mi è parso di interpretarlo anche così. Il che arricchisce i sentimenti di incoraggiamento che quel sorriso brevissimo, quanto appunto mi mise l'anello al dito, mi sono portato sempre nel cuore.


Il Papa teologo, ma anche un Papa timido. In molti ricordano questo sorriso e anche la sua gioia quando è stato a Genova l'incontro con i ragazzi in quella piazza Matteotti, sotto l'acqua però molto, molto felice.


È vero ha detto è la parola giusta felice perché qualche volta mi sembrava che avesse delle espressioni, con tutto il rispetto, naturalmente, e la devozione quasi diciamo di un bambino, la semplicità e la gioia, come in quel momento, appunto, di essere in mezzo ai ragazzi e ai giovani, tra i coriandoli che sono stati sparati. E proprio così, con la semplicità, l'entusiasmo e la gioia di un uomo, di un bambino quasi infantile nel senso più bello del termine. E poi tutte le volte che sono stato in udienza da lui, soprattutto dopo la sua rinuncia, quelle volte che ho potuto andare e ho avuto, sono sempre uscito, non solo con la sua benedizione, ma con l'impressione di avere fatto un bagno di tenerezza, di dolcezza ecco il sorriso le parole, quando ancora poteva dirle pronunciarle bene, quindi si capiva direttamente e dopo, quando non si capiva più però parlavano gli occhi. La sensazione del bagaglio e della ricchezza che uno si portava dietro era di cultura, di intelligenza, di fede, di affetto e di questa tenerezza che di questa dolcezza che emanava.


Secondo lei qual è il testamento che lascia Papa Benedetto XVI? Qualcuno parla della lettera che scrisse lo scorso febbraio. Secondo lei qual è?


Ma io riassumo il senso della sua domanda così: Papa Benedetto ha attraversato la Porta del tempo questa mattina nel cuore ancora della ottava del Natale. Otto giorni, nella liturgia della Chiesa alcune feste sono talmente grandi tipo il Natale, la Pasqua che non si possono esaurire in un giorno e allora durano otto giorni, come fosse sempre Natale per otto giorni o Pasqua per otto giorni. E questo è già una cosa molto grande. Quindi lui è salito al cielo in questa ottava di Natale nella festa di Natale. E allora mi viene in mente la cometa, la stella cometa che ha illuminato quella notte e ha indicato la via ai pastori verso Gesù. Io credo che in modo riassuntivo Papa Benedetto sia come una stella e rimanga come una stella cometa nel firmamento del cielo che continuerà a indicare attraverso i suoi scritti, i suoi discorsi, le sue omelie, i suoi gesti. Il suo sorriso continua a indicare Gesù. Dovremo noi che viviamo ancora nel tempo, essere un po' come i pastori che con umiltà e semplicità guarderanno quella stella e si lasceranno guidare.


In conclusione, non posso non chiederle il ricordo dell'uomo Ratzinger più che del Papa, o anche nei vostri incontri se ce lo può dire, se ci può dire qualcosa, insomma di com'era nel privato...


Era molto semplice. Al di là di tutti gli stereotipi che a volte si sono costruiti e questo è molto ingiusto, molto scorretto. Non si possono creare degli stereotipi sulle persone appiccicati alle persone, né per il male e né per il bene. Le persone sono quelle che sono, hanno loro verità e devono essere rispettate e non lette in modo distorto, sia in positivo che in negativo, anche in positivo. Ognuno è quello che è: cogliere i lati positivi, riconoscere quelli che sono altri lati perché diversamente si inganna la gente, oltretutto non si rispettano le persone. Quindi l'immagine che è stata un po' creata da un punto di vista così generale nei confronti di Benedetto come nei confronti di altri Papi o di altri personaggi, deve essere resa vera, dev'essere molto purificata.
E allora, per rispondere alla sua domanda, direi da una parte il grande rispetto che Benedetto aveva delle persone sia presenti sia assenti, e il suo linguaggio non era mai ambiguo. Quando non poteva parlar bene di una persona taceva. Aveva senso dell'umorismo, era spiritoso, senza mai offendere le persone, o mancare di rispetto.
A volte coglieva degli aspetti, diciamo simpatici, da sorridere, ma sempre con questa questa paternità, questo affetto, questo rispetto profondo e in qualche modo richiamava quello che ho detto prima: il suo animo, un po' di un bambino buono che sa sorridere anche delle situazioni delle persone, come fa un bambino e poi procede.

 

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