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L'arcivescovo ha officiato la messa per San Michele Arcangelo patrono della polizia: "Dobbiamo superare le difficoltà uniti e dico grazie ai poliziotti. Salvare il santuario della Madonna del Monte è una sfida, ma per vincerla occorre tanta fantasia".
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GENOVA -"Le difficoltà della gente in crisi economica, ma anche il dopo pandemia, per superare questi momenti dobbiamo stare molto uniti".


Lo ha detto il vescovo di Genova Marco Tasca oggi nella basilica di San Siro nel cuore del centro storico dove ha officiato la messa per la celebrazione del patrono della polizia di stato San Michele Arcangelo.



Poliziotti per cui Tasca ha parole di grande stima.

"Dico grazie a questi uomini e queste donne che con il loro lavoro ci aiutano a vivere in serenità e in pace, come San Michele Arcangelo che ha combattuto una buona battaglia che ha saputo vincere, la riprova che il male non ha l'ultima parola. La presenza della polizia ci offre la speranza".

Poi ha risposto alle domande sulla crisi economica che non risparmia nessuno:
"Mi accorgo delle difficoltà economiche perché tanta gente viene a chiedere aiuto perchè non sa come tirare avanti e anche le nostre parrocchie stanno soffrendo, è un momento in cui tutti facciamo un po' di fatica, ed è opportuno dirci che o usciamo insieme da questa criso o da soli sarà veramente difficile, invito a essere solidali per sentirci parte di un'unica famiglia".

Tasca parla anche del Covid:
"La pandemia ci ha cambiato, se non fosse altro che ci ha obbligato a fare certe cose, ma forse l'unico insegnamento, il frutto che ci ha lasciato, è che siamo tutti sulla stessa barca e tutti siamo chiamati a remare per il bene comune".

Il vescovo, che è un frate, sollecita la città a fare la sua parte per salvare il santuario della Madonna del Monte sulle pendici di San Fruttuoso che chiude dopo secoli di storia.

"La scelta dei fratelli francescani di chiudere il santuario di Nostra Signora del Monte di fronte alla difficoltà di tanti, tanti conventi per la mancanza di vocazioni, credo sia anche questa una sfida, come possiamo portare avanti noi genovesi questo amore per questo santuario aldilà e oltre i frati francescani? Ci vuole un surplus di fantasia per dire come noi genovesi possiamo portare avanti questo bellissimo santuario del 1500, credo ci voglia una fantasia maggiore per riuscire a tenere vivo questo luogo che per tanti secoli ha servito Genova".

Per ultimo a due anni dal suo arrivo a Genova il vescovo tenta un primo bilancio.

"Quando sono arrivato tanti mi parlavano della durezza e della freddezza dei genovesi, ma io non l'ho mai trovata anche se ricordo che a una delle prime celebrazioni un signore anziano mi disse "ben venuto però si ricordi che lei è foresto". Invece io ho ricevuto un'accoglienza bellissima e qui mi sento a casa mia".

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