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Dall’impianto spezzino passa il 5% dei consumi nazionali di gas, una percentuale destinata ad aumentare viste le nuove esigenze
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LA SPEZIA - Il tema dei rigassificatori, viste le nuove esigenze di approvvigionamento di gas a seguito del conflitto ucraino, è tra i più accesi del dibattito politico. La Spezia come Piombino ha dato molto in termini ambientali per contribuire al fabbisogno energetico del paese, basti pensare alla centrale Enel, ma a differenza del porto toscano chiamato dal Governo ad accogliere una nave rigassificatrice, qui un impianto a terra c’è e negli ultimi mesi lavora a pieno ritmo.

Il terminale di Panigaglia, di proprietà di Snam e gestito dalla controllata GNL Italia, è il primo impianto di rigassificazione costruito in Italia e uno dei primi realizzati in Europa, nel 1971. Occupa interamente una baia, tra Fezzano e Le Grazie, nel comune di Porto Venere, un’area di circa 45.000 metri quadrati con due serbatoi di stoccaggio di 50.000 metri cubi ciascuno. Quando venne costruito fu molto contestato sia per l'impatto ambientale sia perché andava ad instaurarsi in una zona chiamata "il camposanto dei genchi", che ospitava il primo cimitero di guerra americano in Europa risalente a metà Ottocento.

A Panigaglia le navi metaniere portano il gas naturale liquefatto che ha un volume di circa 600 volte inferiore di quello allo stato gassoso e una temperatura di circa -160°C. Nei rigassificatori il gas liquido viene riportato allo stato gassoso attraverso una semplice operazione di riscaldamento e quindi immesso nella rete di trasporto. L’impianto spezzino ha una capacità di rigassificazione pari a 3,5 miliardi di metri cubi annui: da qui passa il 5% dei consumi nazionali di gas. Una percentuale destinata ad aumentare viste le nuove esigenze energetiche. Mentre il ritmo del lavoro aumenta, tornano attuali anche alcune riflessioni sui limiti strutturali dell’impianto, tra cui la mancanza di una viabilità alternativa e idonea in caso di emergenza.

“Il sito di Panigaglia è sicuro e monitorato - spiega Stefano Faggioni, ex tecnico dell’impianto negli anni ‘90, quando era ancora una raffineria di gas -, ma presenta delle criticità tra cui la vicinanza dei serbatoi alla strada. Il difetto maggiore è dato dalla mancanza di una strada alternativa, indispensabile in caso di imprevisti. L’unica via percorribile attraversa i centri abitati ed è stata ampliata nel 1905. Questo aspetto limita la funzionalità stessa del sito che potrebbe essere utile per rifornire i distributori di gas liquido utile anche ai trasporti”. Da questo limite nasce la proposta di una nuova strada da realizzare in galleria per garantire una via di fuga alternativa alla vecchia Napoleonica.


I dubbi dei cittadini sono legati anche all’aumento delle navi metaniere che sono diventate anche tre alla settimana. “L’impianto impatta su una superficie elevata ed è anche rumoroso quando vengono bruciati gli accessi di gas, – commenta un residente, – sappiamo poco dei residui o dell’impatto che ha sul mare e l’ambiente circostante. È chiaro che non amiamo avere un impianto di queste dimensioni vicino a casa e capiamo la resistenza dei cittadini di Piombino”.


Il dibattito è quanto mai attuale e riguarda aspetti da affrontare con puntualità e urgenza. Occorre, inoltre, ricordare che il futuro del trasporto portuale e crocieristico punta sul Gnl, anche se l’aumento del costo del metano in questo momento rallenta tale processo. Su questo aspetto la presenza del rigassificatore nello scalo spezzino rappresenta una enorme opportunità.

Ci consente di offrire la possibilità ai fornitori e alle navi a Gnl di venire a caricare nel nostro scalo e rifornire anche altri porti, nell’ambito di 200/300 miglia – sottolinea Andrea Fontana, Presidente Spedizionieri Porto La Spezia -. Le bettoline che ora vengono a rifornire e le navi da crociera che vanno a Gnl arrivano da Barcellona, Marsiglia o dal nord Europa. La Spezia ha una possibilità unica di grande competitività da questo punto di vista”.