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Dopo la petizione lanciata su Change.org, interviene il Dipartimento delle Pari Opportunità della Liguria
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GENOVA - Ha superato le 29 mila, poi 30 mila firme la petizione "Vogliamo viaggiare sicure", nata su Change.org a seguito del terribile stupro avvenuto sulla tratta Milano-Varese a bordo di un convoglio regionale di Trenord che chiede 'carrozze rosa' per sole donne. E le adesioni a questa proposta continuano a crescere. Lo spunto arriva dall’estero e punta a creare sui treni uno spazio al femminile dove rifugiarsi, specie quando si viaggia a tarda sera. Non è d’accordo con questa proposta il Dipartimento delle Pari Opportunità della Liguria che rimarca quanto questa richiesta sia 'sbagliata' già a livello culturale.

"Cosa fa una donna se non riesce a salire in tempo sul famoso vagone rosa? Prende il treno dopo? Creiamo una discriminazione all'interno di una discriminazione", commenta in modo provocatorio Elisabetta Franzoia, responsabile del Dipartimento delle Pari Opportunità della Liguria per la Lega, che sottolinea quanto sia assurda questa idea. "Ogni giorno sentiamo notizie di violenze o molestie a bordo di autobus, stazioni, per strada o infine a casa, dove avvengono la maggior parte dei delitti più efferati. Cosa creiamo, l'autobus rosa o la stazione rosa? Questo non è il modo di affrontare il problema". Anche perché in primis bisogna partire da una nuova e diversa formazione degli uomini di domani. "È sempre la donna a venir messa in un posto, non accade mai che sia l'uomo ad essere chiuso o nascosto da qualche parte, che debba rinunciare al proprio cellulare in caso di stalking, che debba cambiare le proprie abitudini di vita per la propria sicurezza personale"

"Se continuiamo a far vedere la donna come un qualcosa di 'diverso', non riusciremo mai a ottenere che sia alla pari dell'uomo"

Più  controlli e telecamere di videosorveglianza, è questo quello che si chiede per tutelare non solo le donne ma tutti i passeggeri a bordo dei treni. "Non è possibile che nel 2021 non vengano installate ancora delle telecamere che vadano a registrare delle immagini, tenendole in memoria per 24-48 ore. Poi, siamo genovesi, sarebbe anche un investimento sicuro non solo per tutelare le donne, ma anche il ragazzino o la signora anziana che non venga aggredita o non le venga rubata la borsetta". Fondamentale sarebbe avere maggior presenza dei controllori che, sui convogli regionali, spesso sembrano quasi del tutto 'assenti': le cose, poi, sono peggiorate con l'inserimento del Green Pass obbligatorio per cui la maggior parte delle energie sono tese a queste verifiche. 

Vero anche che le telecamere da sole non bastano se non c'è la possibilità di avere qualcuno che le visioni e che possa intervenire in situazioni di pericolo. Forse sui treni si potrebbero installare dei 'pulsanti di emergenza' che possano far scattare l'allarme e avvertire il personale a bordo o ancora per le donne che si trovano sole in stazione e in altri luoghi poco frequentati a tarda sera si potrebbero implementare sportelli di supporto sia sul territorio sia online. Un 'servizio' che in pochi mesi ha già raggiunto oltre 700 donne è quello messo in campo dal collettivo "Donnexstrada", dove chi ha paura di rientrare da sola tardi la sera o di andare presto al lavoro può prenotare una diretta social in cui le persone collegate la 'accompagnano' fino al portone di casa, pronte a intervenire con una chiamata alle forze dell'ordine in caso di necessità.

Per molte, però, purtroppo il vero incubo inizia dentro le mura domestiche e lì non ci sono né telecamere, né dirette social, né 'case rosa'. Ed è per loro che è importante continuare a tenere la luce accesa su queste tematiche, a ricordare i numeri da chiamare come il numero gratuito e attivo h24 1522, ad educare e sensibilizzare l'opinione pubblica. 

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