Immaginate di immergervi nei canyon sottomarini del Golfo di Napoli, a 500 metri di profondità, dove coralli e creature marine sfidano buio, pressione e gelo. Da oggi, l'Acquario di Genova le porta in superficie con una vasca dedicata che ospita organismi prelevati dal canyon Dohrn, nell'ambito del progetto europeo Redress per restaurare gli abissi mediterranei minacciati dall'uomo. La più piccola vasca dell’acquario di Genova ma forse una delle più preziose.

L’iniziativa rientra in una più ampia collaborazione tra Acquario di Genova e Università Politecnica delle Marche che negli anni hanno lavorato fianco a fianco in diversi progetti di ricerca e conservazione, e ha l’obiettivo di unire le competenze e il know-how specifici di entrambi in ambito scientifico e divulgativo per avvicinare il grande pubblico a uno degli ambienti più misteriosi e meno esplorati del pianeta.
"Siamo molto contenti di rinnovare la collaborazione con l'Università Politecnica delle Marche – afferma Silvia Lavorano, Curatore Generale di Costa Edutainment - che ci ha visto uniti negli anni passati in diversi progetti di conservazione. Accordi di questo tipo rappresentano un riconoscimento importante del ruolo che strutture come l'Acquario di Genova svolgono nel panorama scientifico".
Gli abissi: tesori nascosti e sotto attacco
Oltre i 200 metri, il Mediterraneo profondo pullula di vita: barriere coralline, canyon, montagne sottomarine e oasi idrotermali brulicano di specie adattate a condizioni estreme. Ogni spedizione scopre novità – da 500mila a milioni di specie stimate – ma pesca a strascico, inquinamento, rifiuti e estrazioni le devastano. "Questi ecosistemi sono vitali per l'equilibrio oceanico", sottolineano gli esperti.
In cosa consiste il progetto Redress
Coordinato dall'Università Politecnica delle Marche (con Roberto Danovaro e Cristina Gambi), REDRESS coinvolge 26 partner da 15 paesi, da Islanda a Israele. Sta mappando degrado con campagne oceanografiche e testando tecnologie innovative: incubatori per larve, reimpianto di coralli da reti da pesca su substrati eco-compatibili, rigenerazione di "foreste animali". Tra gli italiani, CNR (Federica Foglini e Giorgio Castellan) e Stazione Zoologica Anton Dohrn (Simone Canese).
Questa iniziativa non solo salva habitat remoti, ma educa: all'Acquario, i visitatori scopriranno come agire per il Mare Nostrum.
"La collaborazione tra l’Università Politecnica delle Marche e l’Acquario di Genova permetterà di far conoscere a un grande pubblico questi ambienti così remoti, ricchi di vita e di biodiversità, sensibilizzando tutti alla loro protezione e restauro” afferma il professor Roberto Danovaro coordinatore del Progetto Redress, che aggiunge: “Proteggere e restaurare la biodiversità e tutelare la salute degli ambienti profondi è uno dei mestieri delle prossime generazioni, e spero che questa mostra possa ispirare tanti studenti e studentesse a studiare per diventare i futuri restauratori del mare".
L'acquario di Genova impegnato da oltre 30 anni per la salvaguardia della natura
Gestito da Costa Edutainment, l’Acquario di Genova è impegnato da oltre 30 anni per la salvaguardia della natura e nell’azione di divulgazione scientifica in linea con il Goal 14 dell’Agenda 2030 dell’ONU "Vita sott’acqua – Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile".
Dal 1992 ad oggi, l’Acquario ha accolto circa 36 milioni di visitatori avvicinandoli al mondo marino e acquatico per consentire loro di conoscerlo, apprezzarne il valore inestimabile, scoprire le principali minacce che ne minano l’esistenza e, attraverso il coinvolgimento diretto in esperienze edutainment, sollecitare un impegno personale per contribuire alla sua salvaguardia. Un impegno che l’Acquario porta avanti quotidianamente attraverso progetti di ricerca in ambiente controllato e in natura, conservazione e sensibilizzazione in linea con la propria mission Avvicinare alla Natura e promuovere la salvaguardia degli ambienti acquatici attraverso attività di educazione, conservazione e ricerca.
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