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di r.p.

Antonio Oppicelli ha ufficialmente rassegnato le dimissioni da coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia a Genova, consegnando il proprio mandato direttamente nelle mani della presidente del partito, Giorgia Meloni, tramite una lettera aperta diffusa pubblicamente.

Nella missiva, Oppicelli denuncia una gestione “personalistica e autoreferenziale” da parte dei vertici regionali, in particolare del coordinatore ligure Matteo Rosso, che a suo avviso ha escluso lui e il coordinamento cittadino dalla gestione della campagna elettorale e dai rapporti con le forze politiche e istituzionali. Questa situazione, secondo l’ex coordinatore, ha contribuito al deludente risultato elettorale di Fratelli d’Italia alle ultime amministrative genovesi.

Il gesto segna una frattura aperta all’interno di Fratelli d’Italia a Genova, in un contesto di tensioni crescenti con la leadership regionale e di difficoltà per il centrodestra nel capoluogo ligure.

LA LETTERA

 
"Cara Giorgia,
come sai perfettamente, qui a Genova la coalizione di centro-destra ha perso il comune con un risultato di Fratelli d'Italia che io reputo molto al di sotto di quello che avrebbe dovuto essere.
Prendo atto, con amarezza, del silenzio assordante di chi ha avuto – e ha tuttora – la responsabilità del Partito, prima e dopo la sconfitta alle elezioni comunali genovesi ergendosi da tempo come uomo solo al comando. Responsabilità disattese, seppure con un controllo assoluto del partito, non disgiunto da condotte e prese di posizione che debbo definire alquanto personalistiche.
Ho scritto, e lo confermo, che dovremmo chiedere scusa ai cittadini genovesi. A coloro che si aspettavano da noi ben altro: un contributo forte, concreto, per tenere la città sulla giusta via.
Per il Partito ho dato molto, soprattutto per farlo crescere. Ho vinto un Congresso – l’unico celebrato sul territorio dal mio ingresso nel 2015 – ma non sono riuscito ad arginare l'azione di chi ha le leve del potere locale e che continua a gestirlo in modo proprietario, autoreferenziale, puntando solo al minimo sindacale in termini di poltrone. Il cittadino, il territorio e soprattutto la crescita del Partito sono stati dimenticati. I numeri delle ultime comunali parlano chiaro.
Sono anche stanco di essere “la voce di chi grida nel deserto”, dopo essere stato inutilmente la voce della ragione che sussurra, quella del buon senso che parla, quella della disperazione che grida per chiedere aiuto, ma sempre al nostro interno. Debbo ora uscire allo scoperto.
Resto, però, un uomo schietto, coerente, che non ha mai chiesto nulla in cambio per ciò che ha dato. Non ho privilegi da difendere, né timori da nascondere.
E così, se nessuno lo fa, mi faccio avanti io. Chiedo scusa, a nome mio e non solo, per aver tradito le aspettative Tue a Roma e dei cittadini qui a Genova.
Rimetto quindi il mio incarico direttamente nelle Tue mani per le valutazioni che Tu riterrai di fare e cui io mi dichiaro fin da ora osservante.
Mi pregio di trasmetterti il sentimento della mia piena fiducia, stima e gratitudine e, se posso, amicizia.
Perdonami se devo aggiungere questo ulteriore piccolo fardello a tutti gli altri gravi impegni che Tu porti sulle spalle per il bene della nostra Nazione.
Un caloroso e rispettoso saluto.