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rati interi che l'anno scorso erano verdi, fonte di vita per le mucche che pascolano sul territorio di Rossiglione, ora di un giallo spento che ricorda stagioni secche come quella del 2003
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GENOVA- "Covid, peste suina, guerra e aumento delle materie prime: la siccità è stata l'ultima mazzata, soprattutto per alcune aziende, per loro sarà un momento decisivo". Prati interi che l'anno scorso erano verdi, fonte di vita per le mucche che pascolano sul territorio di Rossiglione, ora di un giallo spento che ricorda stagioni secche come quella del 2003.

L'emergenza siccità stringe nella morsa anche gli allevatori, che oltre ad essere un comparto produttivo fondamentale per l'economia ligure hanno una funzione di indispensabile presidio del territorio e di tutela dell'ambiente. Ed è proprio l'impoverimento del territorio causato dalle 'mazzate' ricevute negli ultimi anni, tra Covid, guerra in Ucraina con conseguente aumento dei costi delle materie prime e ora la siccità, che preoccupa.

A fotografare la difficile situazione è Lorenzo Pesce, allevatore di bovini di Rossiglione. Con una sessantina di capi a cui trovare almeno 25kg a testa di cibo quotidianamente, i problemi iniziano a farsi sentire: "Dopo l'alluvione dell'anno scorso non c'è più stata veramente la pioggia, quest'inverno non ha nevicato. I prati sono secchi - spiega Pesce -: si è almeno dimezzata la produzione di foraggio e ora siamo costretti a comprarlo da fuori. La salvezza, in questi casi, è sempre stato il pascolo, ma anche questo oggi è secco".

"Potremmo capire se fossimo in questa situazione a fine luglio, ma a metà giugno è impensabile. Non ho mai visto una situazione del genere". E così, senza la possibilità di produrre foraggio in 'casa propria', ci si rivolge ad altre regioni per acquistarlo: "Ora siamo costretti a rivolgerci a produzione di foraggio lontane, nella Pianura, ma questo ha un costo enorme - continua l'allevatore -: l'anno scorso parlavamo di 12, 13 euro al chilo, adesso siamo sui 25 euro. Pesa sia la difficoltà a produrlo senza acqua che i costi di trasporto. Sono soldi però che siamo costretti a spendere per il benestare degli animali".

"La mia azienda ha la fortuna di essere allacciata direttamente all'acquedotto - conclude Pesce -, ma so di colleghi che stanno iniziando ad avere grossi problemi anche solo per dare da bere al bestiame. Perchè se non hai una fonte sicura come me devi iniziare a comprare l'acqua, delle grosse botti, che hanno un costo altissimo. E allora i soldi da spendere diventato tanti. Io sto mettendo in conto migliaia di euro da spendere in più per i prossimi mesi".

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