Liste di attesa di oltre due anni per gli anziani non autosufficienti che devono essere inseriti in strutture residenziali accreditate: un disservizio inammissibile per il capogruppo Pdl in consiglio regionale, Matteo Rosso, che ha presentato un'interrogazione in merito insieme al consigliere Marco Melgrati. "Chiedo alla giunta regionale - afferma Rosso in una nota - di fare in modo che le Asl della Liguria rendano pubblici presso le sedi distrettuali e i vari sportelli delle aziende sanitarie i dati relativi alle liste di attesa per l'inserimento presso le strutture residenziali accreditate dei pazienti anziani non autosufficienti". "In questo modo - spiega - inserendo i dati relativi alla data della presentazione domanda, quelli della data di riconoscimento dei requisiti sanitari e quella di inserimento nella lista d'attesa si potrà garantire chiarezza e trasparenza nella gestione di queste liste". "E' scandaloso - aggiunge - che vi siano tempi così dilatati" per un servizio che rientra nei "livelli essenziali di assistenza". Per questo Rosso propone, inoltre, "di attribuire ad ogni assistito in lista di attesa, al quale deve essere assicurato l'assoluto rispetto della privacy eliminando i dati sensibili e identificativi, un codice personale univoco e permanente il cui riferimento è conosciuto solo dai diretti interessati" per assicurare la confrontabilità dei dati nel tempo.
Cronaca
Sanita': liste d'attesa di 2 anni, Pdl denuncia
1 minuto e 6 secondi di lettura
Ultime notizie
- Porto, il comitato di gestione è necessario? Le diverse interpretazioni
- Cresce l'occupazione in Liguria ma calano i lavoratori del settore industriale
- I 14 giorni di Paroli per risolvere non solo il caso Spinelli ma per salvare il porto
- Skymetro, Salis: "Chiederemo proroga di un anno". Il Mit: "Impossibile"
- Distrugge la macchinetta del h24 e ruba delle lattine: arrestato
- Operaio precipita dal tetto di un capannone: è grave
IL COMMENTO
Salis, la nuova giunta promette discontinuità in un clima già "caldo"
Bravo vescovo Savino! Il referendum come “custode della democrazia”