Cronaca

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In un “piccante” commento sul Secolo XIX, Luigi Leone si chiede se Biasotti non sia “già arrivato a fine corsa”. Domanda che deve provocare e provoca, ma che qualcuno effettivamente fa circolare da qualche giorno. Un po’ come quella che girava durante le Europee, la ricordate? Diceva il venticello maligno che Scajola sarebbe stato candidato alla Regionali in seguito a un presunto malessere nei confronti del lider maximo. Non è così. Scajola è il baluardo berlusconiano contro Tremonti, troppo amato da Bossi. E Biasotti sta combattendo certamente una sfida difficile perché di fronte non ha un signor Nessuno, ma un presidente solido politicamente, forte nella sua area che è vuota di leader, un presidente diventato anche movimentista ma senza ghettizzazioni, che va dagli incontri con gli industriali alle visite pastorali nelle stalle sociali e fa, in pratica, quello che Biasotti fece nella passata campagna elettorale, ma troppo tardi.

Dura battaglia per tanti motivi. Quelli che ricorda Leone: la “sparata” del ministro sui consiglieri regionali cacasotto, l’attacco frontale contro Burlando veterocomunista e, non ultimo, il flirt tra Burlando e Casini. Bella sfida per Biasotti che, però ha nel suo dna uno spirito corsaro e può giocare alcune carte programmatiche interessanti. Intanto quella della sanità, opponendo alla linea tracciata da Burlando-Montaldo, di grande rilancio degli ospedali pubblici di qualità, un’apertura al privato eccellente, al privato che dovrebbe (usiamo il condizionale perché non lo abbiamo mai potuto verificare) abbattere le liste d’attesa laddove il pubblico, secondo il centrodestra, troppo burocraticoe partitico, non ce la fa a reggere. E ultima carta in ordine di apparizione, il compromesso sul piano-casa che, nel primo disegno aperturista consentiva anche moderati ampliamenti dei capannoni industriali, in una regione dove gli spazi industriali sono strettissimi e spesso impediscono lo sviluppo delle aziende che sono costrette a scappare. Si stanno delineando finalmente due politiche ed è giusto così. La giunta ha avuto paura di essere nuovamente tacciata di cementismo acuto, come è avvenuto in passate occasioni e così ha ceduto qualcosa alla sinistra di Rifondazione e ambientalista.

Strategia politicamente corretta del presidente della Regione che dopo l’abrassons nous con l’Udc, ha voluto mandare un segnale confortante alla sinistra ma che ieri ha obbligato il partito di Casini all’astensione e, in sostanza, a un tracciare un distinguo da Burlando. Come si vede, una situazione frizzante, che Burlando e Biasotti devono giocare da abili scacchisti e che, probabilmente, avrà una svolta importante quando scenderanno in campo i nomi dei candidati, non dei politici di professione, cioè le solite facce da vent’anni a questa parte, ma chi fa dell’altro e decide di impegnarsi nella politica con spirito “puro”. Ci saranno? Saranno tanti o pochi? Saranno questi a convicere la grande massa degli indecisi, quelli di sinistra delusi dalla vittoria di Bersani, i cattolici sempre più sconcertati dagli scandali porno, quelli di destra sparpagliati tra ex finiani, finiani doc, scajoliani, biasottiani e liberali, e un mondo giovanile che, forse, da “invisibile” comincia a dare segni di vita.