cronaca

Sempre più danni da parte degli ungulati che in Liguria sono oltre 40 mila
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Riparte la caccia al cinghiale in Liguria il 3 ottobre e resterà aperta fino a gennaio, anche se è forse più facile imbattersi in un esemplare camminando per le vie di Genova. Ormai i cinghiali hanno conquistato le pagine della cronaca e dall’alveo del Bisagno dove hanno preso residenza, sono sempre più frequenti le loro incursioni in città: dalle scorribande tra i bagnanti a Sturla al bagno in piscina e la corsa su un terrazzo di Quarto, dalle passeggiate notturne in corso Italia fino a chi li ha visti addirittura nuotare al largo della città. E se il Levante cittadino è quello che fa più ‘notizia’, in altri quartieri dalle alture alla val Bisagno, gli abitanti ci hanno ormai fatto l’abitudine.

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La loro presenza sulle strade rappresenta un pericolo, specialmente per automobilisti, motociclisti e bikers, ma ciò non significa che sia diminuita la loro presenza nelle campagne. Il numero di ungulati è costantemente in crescita, sono stati raggiunti i 40 mila esemplari nella nostra regione. A farne le spese, quotidianamente, sono gli agricoltori. "La situazione è da tempo difficile, con ripetuti danni alle coltivazioni. Questo tema non può essere risolto con l’attività venatoria", spiega Ivano Moscamora, direttore di Cia Liguria, la confederazione italiana degli agricoltori.

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"Bisogna fare dei piani di gestione della fauna in maniera scientifica e precisa, intervenendo tutto l’anno con sistemi di abbattimento e cattura per ridurne la capacità riproduttiva. Complice anche il Covid, nell’ultimo anno sono stati abbattuti 16 mila capi a fronte dei 26 mila previsti, la situazione rischia di diventare esplosiva". E in certi sensi lo è già per chi sa che cosa ha seminato ma non sa se riuscirà a raccoglierlo. "Siamo in vendemmia ma una parte significativa del raccolto è stata danneggiata proprio in questi giorni dai cinghiali, i produttori sono esasperati".

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Di certo, davanti alla prospettiva di abbatterli gli animalisti protestano a gran voce, chiedendo di considerare altre alternative quali isole ecologiche e recinzioni elettrificate. Ma Moscamora ribatte: "Chi parla di recinti elettrificati, ma è gente che non è mai stata in campagna: il cinghiale non viene arrestato in questo modo, l’ecosistema non è più equilibrato per colpa dei numeri. Noi non siamo contro i cinghiali, ma per una convivenza è necessario uno sfoltimento della loro popolazione". 


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E per farlo non ci si può affidare alla natura, secondo gli agricoltori: "Il lupo, così come anche i tanto carini daini e caprioli, crea comunque problemi agli allevatori, andando a depredare il bestiame. A loro si aggiungono anche i cani abbandonati e insevatichiti, i cui attacchi stanno diventando sempre più frequenti". 


Il tema è sempre più impellente e necessita soluzioni, anche perché non riguarda solo Genova e la Liguria. Le fotografie che mostrano gli ungulati a spasso per Torino o Roma sono la prova che il problema sia comune a tutta la penisola. E se all'idea di abbattere gli animali sono in tanti a storcere il naso, d'altra parte è fondamentale allora pensare ad un altro tipo di soluzioni che siano efficaci e attuabili in tempi brevi. 

(Foto da Facebook di Gianni Blotta nel gruppo Facebook "Meravigliosa Liguria")