cronaca

Giusto puntare sui forti e sulle funicolari. Va su anche “Il Racconto di Genova”
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Qualche settimana fa avevo scritto che Genova non è una città verde. Ho proposto questa ipotesi nell’intervista al sindaco Bucci che mi ha restituito una risposta che mi ha fatto riflettere quando, insieme a Lorenzo Vigo, ho curato la decima tappa del Racconto di Genova (Primocanale, lunedì ore 20 e 22.15).

Dunque dice il sindaco: non è vero che Genova non ha parchi. Ne ha tutto intorno, magnifici boschi alle sue spalle. Basta salire.
La nuova tappa del Racconto abbandona così la città centrale, abbastanza piana, tra caruggi e piazzette, moli e brevi scale, per salire. Partendo dall’Enea di piazza Bandiera, seguendo il suggerimento dei poeti che hanno cantato la nostra città con straordinaria meraviglia, saliamo o come consiglia Giorgio Caproni “infunicolariamoci”. Proprio così: prendiamo una delle fantastiche funicolari che salpano dal centro e saliamo lassù, a Granarolo con la cremagliera, al Righi con la funicolare che parte dalla galleria e arranca sotterranea su corso Carbonara, o con l’ascensore obliquo di Quezzi.

E lassù ecco il nostro immenso parco. Quello dei forti tutti da scoprire e rilanciare, quello delle Mura con un percorso secondo soltanto….alla Grande Muraglia cinese! Il parco da valorizzare. Ha ragione Bucci. Ci ridevo su, ma l’idea di una funivia che sale in vetta consentendo poi una passeggiata modulabile a tappe secondo le nostre esigenze e possibilità è giustissima. Forti superbi, testimonianze di epoche storie diversissime dalle quali spuntano personaggi dal grande fascino come quel giovanissimo Ugo Foscolo che, ventenne, combatte a fianco dei genovesi e dei francesi per difendere la repubblica democratica e nelle ore di riposo sparge qualche apprensione tra i mariti nei salotti-bene della città.

La città in salita e in discesa. “Una città di trabocchetti – sorride Pippo Marcenaro consigliando la lettura de Il silenzio di Genova di André Frenaud tradotto proprio da Caproni – e non si sa se siano trabocchetti naturali o, piuttosto, trabocchetti voluti dai genovesi per fare finire dentro qualcuno. Sicuramente trabocchetti per stupire…”.

Eccome se stupisce e avvince. Tanti e tanto come Giampiero Orselli e Patrizia Traverso che hanno scritto un libro di storie e immagini sulla Genova in salita e in discesa. “E’ lo zen delle funicolari” sorride Orselli e noi gli copiamo il titolo per la nuova puntata.

Ci sono due città. Quella del mare e dei vicoli e quella delle funicolari e degli ascensori che ha suggestionato l’indimenticabile Antonio Tabucchi quando insegnava Letteratura portoghese in via Balbi e che ha fatto scrivere a Edoardo Sanguineti, proprio mentre era a Lisbona questi versi:

“Guardala qui questa città. La mia/
È in riva al Tejo che io cerco Campetto/
Nel Barrio Alto ho trovato Castelletto/
O un Cable car su in vico Zaccaria/
Vedilo, il mondo: in Genova è raccolto/
A replicarne un po’ la psiche e il volto/”

Ho cercato vico Zaccaria, ma non l’ho trovato. In compenso ho riscoperto salita Multedo, Bachernia, Cavallo, San Bernardino. Stupito? Sempre, tutte le volte perché cambiano in ogni stagione, i muretti appaiono e scompaiono imprigionati dai rampicanti aggressivi e improvvisamente laggiù a picco vedi il porto e le navi. Giusto puntare anche su questa città-parco che in questo anno feroce di pandemia ha fatto riscoprire ai genovesi proprio forti e mura.

Saliamo saliamo, in funicolare o ascensore a piedi o come ricorda il poeta di strada Luca Bertoncini sussurrando le parole di Caproni aspettando “un taxi…un taxi verde a Genova alta…”.