salute e medicina

Secondo il virologo, occorre un chiarimento rapido per evitare diffidenza verso la campagna di immunizzazione
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"Ad oggi noi non sappiamo con certezza di questi decessi perché c'è di mezzo la magistratura e io mi auguro che si faccia luce il prima possibile perché sta già passando troppo tempo. In un momento come questo ci vogliono risposte rapide, chiare, limpide. Io avevo chiesto una risposta entro 48 ore". Lo ha detto Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive del Policlinico San Martino di Genova, che ai microfoni di iNews24 commenta, tra le altre cose, l'indagine aperta che vede indagati un medico e un infermiere per la morte di Stefano Paternò, sottufficiale della Marina militare.

"Proprio adesso che si stava iniziando ad andare un po' più veloce, questa cosa non ci voleva. Con questo nessuno vuole fermare le indagini, però è importante andare avanti - continua il medico -. La messa sotto accusa da parte della magistratura dell'infermiere e del medico che hanno fatto il vaccino, non aiuta. Anche se il lotto del vaccino non andasse bene, per quale motivo l'operatore sanitario che somministra il vaccino deve essere indagato? Non sto assolutamente andando contro la magistratura, dico però che in Italia è sbagliata la legge. Il problema non è di chi somministra il prodotto che ti ha fatto male, ma eventualmente di chi dà il prodotto. Quindi - ha detto - anche su questo ci sarebbe voluto un intervento da parte del governo. È una cosa che si doveva organizzare prima. Così come si è pensato di fare una sorta di "ombrello" nei confronti dei medici che curavano i pazienti, si sarebbe dovuto fare lo stesso per i vaccini".

Secondo Bassetti, AstraZeneca dovrebbe rassicurare i cittadini attraverso un numero verde: "Oggi c'è una cattiva pubblicità di AstraZeneca e mi auguro che venga fatta chiarezza. L'azienda l'ha già fatto in parte. Avrebbe forse dovuto fare di più. In una situazione del genere avrebbe avuto senso istituire un numero verde mettendo a disposizione dei medici che rispondessero alle telefonate delle persone preoccupate. Bisogna parlare alla gente - ha concluso -. Forse sarebbe corretto se l'Aifa chiedesse all'azienda di rendersi disponibile a rispondere alle lecite domande degli utenti".