cronaca

I telespettatori di Primocanale raccontano cosa è loro mancato di più duranta la pandemia
3 minuti e 4 secondi di lettura
È bastato lanciare il tema del giorno che, immediatamente il nostro numero verde è andato subito in fibrillazione.



Accade sempre così alla mattina, quando l’argomento è particolarmente sentito ma, a un anno di distanza dal primo caso di Covid in Liguria, nel corso del programma “Al servizio del pubblico”, le risposte che sono arrivate hanno saputo ben sintetizzare e, per certi versi, anche a sdrammatizzare un anno terribile per tutti.



Come lo hanno vissuto i liguri?



Terminato il tg delle 8, la prima voce è stata quella di una giovane donna, Claudia, 38 anni, da Genova: “Più di tutto mi sono mancati i pranzi della domenica con marito e figli dai nonni. Non mi vergogno ma prima di andare dai miei passavamo in pasticceria a comprare un piccolo cabaret di dolci, come si faceva una volta”.



Alle 8.30 ecco la voce di Roberta: “Anche a me sono mancati i genitori, loro stanno a Nervi, io a Voltri. Non nascondo che qualche volta ho trasgredito e sono riuscita ad andare a trovarli esclusivamente per abbracciarli”.


Ovviamente non c’è spazio né voglia di biasimare la trasgressione di Roberta.



Poi un uomo, Giovanni, da Rossiglione. “Oggi, per fortuna si può andare nella seconda casa. Ma non era così ai tempi del lockdown. E proprio perché non mi sono potuto muovere, non ho potuto curare la casa e soprattutto l’orto che era mia passione”.



Dopo la pubblicità si riparte.



Rilancio: un anno di Covid in Liguria, cosa vi è mancato di più?



Altra voce maschile, intensa, giovanile. È Sergio, da Sestri Ponente. “Potrei dire tante cose ma tra tutte, mi è mancato di più andare con i ragazzi a giocare al calcio. Dove? In promozione, in via dell’Acciaio. Abbiamo fatto a meno di quella semplice libertà”.



Francesco dichiara subito i suoi 83 anni portati con una voce tonante e vigorosa: “Abito a Cogoleto. Gli ultimi sette mesi sono stato in casa ma non mi sono annoiato, anzi mi sono organizzato e riesco a videotelefonare alle mie nipotine”. Bravo, Francesco.



Di tutt’altra opinione Sandra, di Bogliasco: “Non mi mancherà la solitudine. È stata terribile. Non ho figli, mio marito non c’è più e non vedere le amiche, abbracciarle, è stato terribile”.



Alle 9:30 la telefonata di Giancarlo da Genova Certosa, ha colpito tutti. “Ho 88 anni e tutto sommato me la cavo. Però l’anno scorso ho dovuto passare 40 giorni all’ospedale per un intervento. Sono stato seguito benissimo ma tremenda è stata la solitudine. Pensate che gli infermieri facevano da filtro con i miei familiari e si occupavano di recapitarmi gli indumenti puliti. Un giorno non ce l’ho più fatta. All’ora del cambio, sono andato in corridoio in tempo per vedere mio figlio dal finestrino del reparto, a 30 metri da me. Gli ho fatto ‘ciao’ con la mano e, non nascondo, tornando al letto, mi sono messo a piangere”.



C’è anche spazio per un’altra temperatura: è quella dell’amore. Patrizia, genovese. La sua telefonata è arrivata sul finale. “Chiamo da corso Sardegna. Se posso dire mi è mancato terribilmente non poter vedere una persona, perché non siamo conviventi, viviamo in due case diverse e in due contesti diversi. Nel periodo più pesante non abbiamo potuto neanche potuto incontrarci in fuori. Mi manca da morire il suo abbraccio”.



Grazie Patrizia (immagino che il suo nome sia di fantasia…)

Ed è tutto per oggi, a risentirci.

Sigla.