cronaca

Sono 71 gli indagati a vario titolo tra i vertici di Autostrade
2 minuti e 15 secondi di lettura
Continua nella tensostruttura allestita nel cortile del palazzo di giustizia di Genova, il secondo incidente probatorio per il crollo del ponte Morandi, avvenuto il 14 agosto del 2018 e costato la vita a 43 persone.


Dopo l'esposizione dei periti del giudice, è la volta dei legali degli indagati, che ricordiamo, sono 71, tra ex vertici di Autostrade e dirigenti di Spea e del ministero, accusati a vario titolo di omicidio colposo plurimo, crollo doloso, falso, attentato alla sicurezza dei trasporti. Gli avvocati difensori degli imputati hanno fatto domande ai consulenti tecnici.

"Prosegue la discussione, stanno venendo fuori degli elementi estremamente significativi. Ad esempio oggi i periti hanno chiarito che era impossibile con i raggi X verificare la causa del crollo, cioè il difetto costruttivo, risalente agli anni 60, sullo strallo della pila 9. I periti stanno dando un grande contributo di chiarezza alla ricostruzione dei fatti", ha detto l'avvocato Luca Sirotti, legale di Michele Donferri Mitelli, ex direttore delle manutenzioni di Autostrade.

In particolare, i legali hanno chiesto chiarimenti sui capitoli della 
resistenza, sui carichi che poteva sopportare il ponte nel momento in cui si è verificato il crollo.

Dalla prima giornata di uduienza era emerso come su 464 trefoli, nel reperto 132, la sommità della pila 9, che, cedendo avrebbe causato il crollo del Morandi, solo cinque erano perfettamente integri. Gli altri avevano diversi gradi di corrosione.

“Ogni tanto, quando proiettano delle immagini per noi è molto difficile starle a guardare, perché pensiamo subito a quello che è successo lì alle nostre famiglie” ha detto Egle Possetti, presidente del comitato vittime ponte Morandi, intervistata da Primocanale.

“Per me dopo questo incidente probatorio il processo potrebbe già essere finito. Con certi elementi non ci dovrebbe essere molto altro da capire. Io spero e credo che ci siano tali e tanti elementi che la situazione si possa dipanare quanto prim. C’è bisogno di giustizia, di equità e serenità anche per il futuro di tutti gli altri che sono rimasti vivi” (LEGGI QUI).

Le udienze erano state sospese per 15 giorni per consentire ai consulenti dei 71 indagati di studiare il software usato dai periti del gip per calcolare la capacità di tiraggio dei cavi degli stralli. Già nella prima perizia, quella che fotografava lo stato del viadotto al momento della tragedia, era emerso che il 68% dei trefoli, un elemento costruttivo delle corde (quello che garantisce la stabilità dell'infrastruttura) e l'85% di quelli secondari avevano una riduzione di sezione tra il 50 e il 100 per cento. Una corrosione dovuta ai difetti di esecuzione del progetto. Con le dovute manutenzioni, secondo i periti, il Morandi non sarebbe crollato.

L'udienza proseguirà anche sabato 20 febbraio.