cronaca

Primocanale in diretta dalle 8
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"Lunedì non sarò in Tribunale troppo doloroso rivivere quei momenti, sentire quelle cose non ce la faccio". Così Paola Vicini mamma di Mirko, una delle 43 vittime del crollo di Ponte Morandi racconta a Primocanale come abbia deciso di non assistere al secondo incidente probatorio che inizierà il 1 febbraio a Genova (LEGGI QUI)


"Dopo tutto quello che è già emerso non so cosa possa esserci di peggio - racconta a Primocanale - ma a questo punto non ci stupiamo più perchè abbimo sentito cose inaudite. Provo tantissima rabbia e ogni volta che ci sono nuove notizie sono così sconcertanti da lasciare senza parole, sembra impossìibile che siano arrivati a tanto e per noi è una ferita che si allarga sempre più".


"A quasi 30 mesi dal crollo sapere che Autostrade è ancora nelle loro mani è doloroso e per noi parenti umiliante - sottolinea con la voce rotta - sapere che sono tutti liberi, che tutti stanno facendo la lora vita appesantisce le nostre giornate, sembra assurdo e non è bello neanche per l'immagine dell'Italia nel mondo. E' un altro schiaffo che riceviamo ma non possiamo far altro che aspettare. A fare male il fatto che si coprissero l'un con l'altro, l'avidità".


Mirko è stata l'ultima delle 43 vittime a essere recuperata dalle macerie del crollo di Ponte Morandi. Paola per cinque giorni e cinque notti è rimasta prima in una tenda, poi in un'ambulanza e poi in un camper della Croce Rossa in attesa che i soccorritori le restituissero il corpo del figlio trentenne sepolto dalla pila 9 mentre lavorava all'isola ecologica dell'Amiu.


A due anni e mezzo dal crollo con la schiena al nuovo ponte Genova San Giorgio che mamma Paola non guarda e che ha giurato non percorrerà mai, gli occhi si riempiono di lacrime ricordando i momenti successivi al crollo: "Quando chiudo gli occhi rivedo quei macigni, quei detriti ed è terribile..."


"Oggi vivo sperando di avere almeno giustizia, perchè nei nostri cuori distrutti almeno un po' di giustizia deve esserci, spero che i soldi non vadano di nuovo a influenzare questa vicenda - poi conclude - se Mirko odiava le ingiustizie e se fosse vivo sarebbe probailmente fuori dal Tribunale a gridare e sarebbe il promotore di iniziative per non dimenticare questa tragedia".


Paola vive oltre che per il desiderio di giustizia anche per esudire i tre desideri del figlio: il primo ossia il volo in elicottero l'ha resaudito grazie alla polizia di Stato, ora ne rimangono due il lancio in parapendio e il viaggio a Bora Bora per lei è importante, un modo di tenere Mirko ancorapiù vicino a lei, sorride sotto la mascherina Paola "chissà forse qualcuno potrà aiutarmi, per me significherebbe molto".



Lunedì Primocanale in diretta dalle 8 con collegamenti dal Tribunale di Genova, contributi e interviste.