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L'allenatore durante la gara con l'Udinese era finito nel mirino dei social, poi ha azzeccato tutto
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 Come nelle migliori tradizioni delle trattorie ed osterie italiane, il bollito (in Liguria potremmo dire lo stoccafisso) si serve a giorni alterni. Magari anche a settimane alterne. Uno sì, uno no. Una sì, una no. Lo stesso curioso destino capita a Claudio Ranieri, che addirittura cambia repentinamente piatto e grado di cottura da un’ora all’altra. Come, nell’immaginario collettivo dei tifosi blucerchiati, è accaduto con l’Udinese, quando l’allenatore della Sampdoria avrebbe completamente sbagliato formazione all’inizio, salvo poi azzeccare i cambi a mezz’ora dalla fine della partita, che ha poi arrecato in dote tre punti importantissimi in chiave salvezza tranquilla.



Un successo tortuoso, faticato, costruito ma alla fine meritato, sebbene per ottenerlo si sia percorsa una strada ripida, complici anche gli avversari, i quali esistono. E nell’Udinese ce ne sono pure di forti, se è vero come è vero che De Paul potrebbe finire al Real Madrid e Lasagna è in corsa per una maglia della Nazionale agli Europei.



Intendiamoci, anche secondo me, al di là dei friulani, nel primo tempo Ranieri ha capito poco della partita, specie lasciando fuori Thorsby, che non è una cima ma è l’unico, vero incontrista di centrocampo della squadra. La scelta di puntare davanti su Verre e Quagliarella non ha pagato, ma in partenza poteva garantire equilibrio contro una formazione fisica e veloce. Non è andata così e San Audero ci ha messo più di una pezza.



Ma nella ripresa Ranieri ha corretto il tiro, azzeccando tutto, compreso l’ingresso del torello Torregrossa, che per movenze e stacco aereo in assenza di centimetri mi ha ricordato Giampaolo Pazzini (nel rispetto della differenza di valori).



A me hanno trasmesso che nel lavoro, sia il mio, quello di chiunque e pure di un allenatore, i giudizi vanno dati sull’intero operato, sul totale e non sul parziale. Ecco perché Ranieri, che l’anno scorso raccolse la Sampdoria all’ultimo posto in classifica e la condusse serenamente alla salvezza, non è e non può essere ritenuto un po’ bollito e un po’ no. E’ sempre lo stesso. E sta svolgendo un eccellente lavoro in cucina, con ingredienti buoni ma non da stelle Michelin. Alcuni dei quali sono pure mancati per quasi tutto il girone di andata e alcuni, come Gabbiadini, non uno qualunque, continuano a difettare.



Anche io, per il mio palato, preferisco una cucina diversa, più creativa, sia pure rispettosa della tradizione e del gusto. Quindi, dovessi scegliere, punterei su un “cuoco” diverso per caratteristiche e formazione. Ma questo cuoco mi va benissimo, anche se dovesse perdere a Parma. E non perché ha vinto lo scudetto col Leicester, ma perché ha trasmesso serietà, ordine e sobrietà in un ambiente, diciamo così, da avanspettacolo. Con risultati buoni.



Dopodiché, un plauso a Torregrossa, perché il suo gol è stato stupendo da vedere e assaporare. Era una partita complicata, poteva anche girare male, ma il suo preziosismo non poteva che meritare tre punti tondi tondi.